Lessico

agg. e sm. (pl. m. -ci) [dal latino Syriăcus, dal greco Syriakós]. Proprio della Siria, come regione storica: arte siriaca; la lingua ivi parlata.

Lingua siriaca

La lingua siriaca è un dialetto aramaico del gruppo orientale, in origine propriamente dialetto di Edessa (oggi Sanlıurfa) capitale dell'Osroene, divenuto col cristianesimo (sec. II d. C.) un'importante lingua letteraria; precedentemente è attestato solo da alcune iscrizioni. Vi si possono riconoscere due varietà: quella occidentale della setta dei giacobiti e quella orientale della setta dei nestoriani. Sviluppò una grande letteratura a partire dal sec. III, e nel corso della sua evoluzione subì un sensibile influsso, soprattutto lessicale, da parte del greco. Come lingua parlata fu gradualmente sommersa dall'arabo, ma resta ancor oggi la lingua liturgica di alcuni riti cristiani orientali. La scrittura più antica è l'estranghelo, derivata da quella aramaica, che fu poi sostituita da due nuovi sistemi di scrittura presso i giacobiti e i nestoriani.

Guerre siriache

La politica espansionistica dei Seleucidi e dei Tolomei portò a una serie di guerre per il possesso delle ricche regioni della Fenicia e della Celesiria che ciascuna delle due dinastie voleva far proprie. Esse si susseguirono, con numerosi e lunghi intervalli, dal 276 al 168 a. C. La prima guerra siriaca ebbe per protagonista Tolomeo II che con una serie di fortunate campagne (276-271 a. C.) occupò le zone costiere meridionali dell'Asia Minore. Circa dieci anni dopo tuttavia (seconda guerra siriaca, 260-253 a. C.) Antioco II riusciva a recuperare quasi tutti i territori perduti dai Seleucidi. Ma alla sua morte Tolomeo III intervenne a favore della propria sorella Berenice (vedova di Antioco II) contro Seleuco II. Fu, questa, la terza guerra siriaca (246-240 a. C.) che vide in un primo tempo prevalere le armi tolemaiche, quindi quelle seleucidi fino a una situazione di stallo con Seleucia in Pieria e alcune zone della Fenicia e della Tracia saldamente in mano a Tolomeo III. Dopo un ventennio di pace, nel 221 a. C. la guerra riprese (quarta guerra siriaca) a opera di Antioco III che, pur battuto da Tolomeo IV, riuscì a recuperare (219) Seleucia in Pieria. La quinta guerra siriaca (202-195 a. C.) vide la netta prevalenza dei Seleucidi. Antioco III si impadronì infatti di tutti i territori (Celesiria, Asia Minore, ecc.) conquistati in precedenza dai Tolomei. Antioco IV poi riuscì (sesta guerra siriaca, 169-168 a. C.) a occupare l'Egitto e a tenerlo, finché i Romani, intervenuti d'autorità, non lo costrinsero a ritirarsi.

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