spontàneo

Indice

Lessico

agg. [sec. XIV; dal latino spontanĕus, dall'avv. sponte, di propria volontà].

1) Di atto compiuto per libera scelta, senza costrizione: manifestazione spontanea di simpatia; accettò di sua spontanea volontà. Per estensione, di atto che risulta mosso dall'istinto senza esser frutto di riflessione o affettazione; immediato, naturale: un impeto spontaneo d'affetto; reazione spontanea; stile spontaneo, che non denuncia sforzo di elaborazione formale.

2) Di persona che si comporta con spontaneità; di artista che si esprime con immediata naturalezza: ragazza sincera e spontanea; scrittore più spontaneo che riflessivo.

3) Di fatto naturale che si verifica senza l'intervento dell'uomo: combustione spontanea; piante spontanee, quelle costituenti la vegetazione naturale autoctona di una zona, la cui diffusione non è direttamente influenzata dall'uomo; moto spontaneo, su una superficie liscia, quello di un punto materiale vincolato a una superficie liscia quando su di essa non agisce alcuna forza attiva; esso è uniforme e la traiettoria è una geodetica della superficie stessa.

Architettura

L'architettura spontanea riguarda il grado minore o maggiore di programmaticità dell'intervento architettonico non intendendo, ovviamente, il termine in senso letterale, poiché ogni creazione di uno spazio determinato, ogni intervento che modifichi l'assetto naturale, comporta una scelta operativa e quindi un'intenzionalità. Dal punto di vista critico, il termine fu coniato in occasione di un'importante sezione della IX triennale di Milano (1951), come accezione più comprensiva per indicare i diversi aspetti dell'architettura altrimenti detta rurale, o rustica, talora popolare, o anche, impropriamente, minore: l'architettura cioè dei contadini, dei pescatori, dei montanari, espressione di nuclei sociali fortemente caratterizzati, frutto di condizioni socioeconomiche, e quindi culturali, ben determinate, e i cui valori di spontaneità risiedono principalmente in due ordini di fattori. Da un lato nell'uso straordinario, affinato da una lunga tradizione, dei materiali locali (si pensi al legno delle regioni alpine, al laterizio della Pianura Padana, alla pozzolana e al lapillo delle zone meridionali e insulari ecc.); dall'altro nell'impiego di tecniche costruttive spontaneamente funzionali alle esigenze del luogo e del lavoro, fortemente semplificate e tradizionalmente trasmesse nel tempo. Un altro elemento significativo risiede nella facilità, nell'estro e nella libertà con cui questa architettura accoglie spunti (in genere partiti decorativi e qualche elemento formale) dall'architettura “colta”, con la quale esiste peraltro un mutuo e vicendevole rapporto (si pensi alle case coloniche toscane, ai casali veneti ecc.). Per queste ragioni la tematica dell'architettura spontanea è vastissima e difficile è stabilire delle tipologie generali, vista la fitta articolazione di fenomeni a livello regionale e subregionale: comunque, prescindendo da ogni tipo di selezione qualitativa, è evidente che proprio questa architettura “minore” ha improntato di sé in maniera determinante l'assetto del paesaggio italiano: in tal senso si impone la necessità del suo studio e della sua conservazione e tutela.

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