sutùra

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sf. [sec. XVI; dal latino sutūra, cucitura].

1) In medicina, accostamento dei margini di una ferita chirurgica o traumatica, che vengono riuniti mediante filo o punti metallici, allo scopo di ottenere un rapido processo di cicatrizzazione. Secondo la sede la sutura può essere superficiale, profonda, a strati, discontinua, interna, esterna ecc. I materiali impiegati sono punti e fili metallici, fili di seta e tessuti organici; soltanto questi ultimi sono assorbibili. Le numerosissime tecniche e modalità di esecuzione delle suture variano secondo le strutture anatomiche interessate (cute, tendini, muscoli, intestino, utero ecc.) e con l'effetto da ottenere.

2) In anatomia, articolazione del tipo sinartrosi, in cui due ossa sono in diretto rapporto o separate solo da un sottile strato di tessuto connettivo fibroso. Vengono definite, in considerazione delle particolarità dei margini ossei, dentata, squamosa, armonica. Le più importanti sono quelle delle ossa del cranio (sutura sagittale, sutura metopica, sutura lambdoidea ecc.).

3) In botanica, ognuna delle linee lungo le quali si saldano fra loro i vari carpelli costituenti un ovario sincarpico. Spesso in queste zone si sviluppa la placenta, da cui si differenziano gli ovuli e determinano la deiscenza del pericarpo maturo. Infatti, si distinguono una sutura ventrale, da cui si può aprire un follicolo, e due suture, una ventrale e una dorsale, da cui si può aprire il baccello.

4) Fig., collegamento, congiungimento tra le diverse parti di un ragionamento.

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