transnazionàle

agg. e sf. [trans-+nazionale]. Sostanzialmente sinonimo di (impresa) multinazionale, il termine transnazionale è entrato nell'uso a partire dalla fine degli anni Ottanta, quando si è delineato un quadro più complesso nell'internazionalizzazione della produzione e delle imprese. Originariamente, il termine stava piuttosto a indicare quell'impresa la cui proprietà e la cui gestione erano sotto il controllo di azionisti provenienti da più Paesi e che, naturalmente, esercitava le proprie attività, attraverso filiali, consociate ecc. in più Paesi (mentre la multinazionale controlla attività in più Paesi, ma fa capo a una proprietà nazionale). Poiché gli assetti proprietari delle grandi imprese negli ultimi decenni si sono resi molto più articolati rispetto al passato, con l'ingresso di capitali internazionali (sia pure a volte per piccole quote), non pare scorretto, ormai, considerare transnazionale e multinazionale come realisticamente sinonimi o, per meglio dire, come preminente la figura dell'impresa transnazionale. D'altro canto, mentre i processi di internazionalizzazione delle imprese hanno investito allo stesso modo piccole e grandi imprese, sono soprattutto queste ultime, comprensibilmente, da un lato, a far capo a capitali effettivamente internazionali, e dall'altro lato a determinare con le proprie politiche i principali mutamenti nel quadro produttivo mondiale. Ora, una serie di fenomeni (divenuti evidenti specialmente dalla seconda metà degli anni Ottanta) fa pensare a molti analisti che si stia verificando un riassetto nell'economia mondiale orientato proprio dal capitale internazionale e in buona misura esattamente attraverso l'azione delle imprese transnazionali. A livello mondiale, le imprese multinazionali o transnazionali sarebbero, fra grandi e piccole, circa 37 000 con circa 170 000 filiali (1995), considerando solo quelle quotate in borsa. La crescita complessiva delle transnazionali sembra progredire a ritmi assai più elevati della produzione mondiale complessiva (che è dell'1,5-2% annuo), giacché è stato calcolato che l'insieme delle più importanti imprese transnazionali registra incrementi di reddito dell'ordine dell'11% annuo, mentre il loro capitale complessivo equivale a circa il 30% della ricchezza prodotta nel mondo in un anno. Benché si tratti, comprensibilmente, di dati stimati e dunque approssimati, le dimensioni del fenomeno non possono essere sottovalutate. In particolare, le più importanti imprese transnazionali stanno procedendo incessantemente a fusioni e assorbimenti che tendono a concentrare ulteriormente il controllo della produzione e dei mercati mondiali, con la conseguenza di razionalizzarne la gestione, anche se a costo di dismissioni di attività e di riduzione dei posti di lavoro. La crescita del fenomeno di internazionalizzazione della proprietà delle imprese è ben rappresentata anche dall'esempio italiano, particolarmente dinamico: nel 1986, le imprese estere con partecipazione azionaria italiana erano 671 e 1842 nel 1996; le imprese italiane che vedevano una partecipazione estera erano molto più numerose nel 1986 (1293) e un po' meno numerose nel 1996 (1630), rispetto alle partecipazioni di capitali italiani in imprese con sede all'estero, mentre i rispettivi pesi in termini di fatturato globale e di addetti praticamente si equivalevano.

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