valutazióne

sf. [sec. XVII; da valutare]. Atto ed effetto del valutare. § In economia, criteri di valutazione, attribuzione di un valore a un componente patrimoniale o a un elemento del capitale, tenendo conto della situazione aziendale e del fine per il quale si procede alla valutazione. La valutazione di un elemento del patrimonio varia secondo il criterio adottato e il bene da valutare. Si può valutare un bene in base al costo storico od originario (criterio di solito applicato per le immobilizzazioni); al prezzo di mercato o al prezzo corrente per le merci, le materie prime, i titoli. Altri criteri di valutazione: capitalizzazione del reddito, quando si valutano beni che producono un reddito; al presunto ricavo, per i semilavorati e i prodotti destinati alla vendita; al valore nominale, per il denaro liquido, i depositi bancari, i debiti; in base a una stima, quando si tratta di costi e ricavi presunti. § In pedagogia, valutazione scolastica, giudizio sulla condotta e sul profitto dell'allievo espresso in una classificazione numerica (voto o punteggio) o con lettere dell'alfabeto o verbale (ottimo, buono ecc.). Tecniche tradizionali di valutazione scolastica sono l'interrogazione e la correzione dei compiti scritti. § In matematica, funzione v, che associa a ogni elemento di un campo (o di un anello) un numero reale (più in generale un elemento di un gruppo abeliano linearmente ordinato), in modo che v(x∤y)=v(x)∤v(y); v(x+y)≥min (v(x), v(y)). Il concetto di valutazione è un'estensione astratta del valore assoluto di un numero reale e del grado di un polinomio reale (a coefficienti in un campo).

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