Le guerre di religione e il barocco

La nascita della poesia barocca

I poeti di corte, cattolici e mondani, da una parte continuarono a comporre, secondo la tradizione, opere concepite esclusivamente per divertire e intrattenere la corte, dall'altra cercarono con i loro versi di sollecitare il sovrano a far tornare la pace nel paese. Pur senza formare una vera e propria scuola, questi poeti si trovarono a condividere alcuni temi e soluzioni formali influenzati dal barocco, allora in grande sviluppo nelle altre arti. Di fronte all'incessante trasformazione del mondo, solo la parola sembrava garantire una certa continuità: da qui l'attenzione ossessiva alle parole e alla metafora, forma retorica capace di dire una cosa per un altra, ma anche di alludere a un piano diverso della realtà e dunque a Dio.

Il più famoso di questi poeti fu Philippe Desportes (1546-1606), che ebbe grande fama quando Ronsard era ormai vecchio. Privo di originalità, in una lingua raffinata ispirata a un petrarchismo artificioso, scrisse elegie, canzoni, ballate, sonetti amorosi, imitando anche Ronsard e Ariosto. Si ricordano le raccolte: Premières oeuvres (Prime opere, 1572), e Derniers amours (Ultimi amori, 1583).

Jean de Sponde (1557-1595), ugonotto costretto all'esilio in Svizzera durante le guerre di religione, abiurò nel 1594 per seguire Enrico IV. La sua poesia, di ispirazione religiosa, pose al centro il tema della morte, prospettiva che conduce l'uomo a voler afferrare i godimenti della vita, che sono però precari e fonte di angoscia. Tra le opere si ricordano: Méditations sur les psaumes (Meditazioni sui salmi, 1588); Poèmes chrétiens (Poemi cristiani, 1588); Stances et sonnets sur la mort (Stanze e sonetti sulla morte,1597), che costituiscono il vertice della sua arte ormai barocca. Fu anche valente grecista.

Guillaume du Bartas (1544-1590) fu un erudito di vastissima cultura, dedito solo agli studi fino ai trent'anni. Combatté poi con i protestanti durante le guerre di religione, svolgendo missioni per Enrico IV. Suo capolavoro è il poema La première semaine (La prima settimana, 1578), che descrive la creazione del mondo. La morte gli impedì di concluderne il seguito, La seconde semaine (1584). La sua opera, a lungo criticata per l'enfasi e l'ampollosità, rappresenta invece uno dei momenti più alti della poesia barocca francese, per la traboccante fantasia, la varietà del linguaggio e la ricchezza delle descrizioni.

Théodore Agrippa d'Aubigné

Théodore Agrippa d'Aubigné (1552-1630) proveniva da una famiglia ugonotta della Saintonge; a 8 anni giurò di vendicare i protestanti giustiziati dopo la congiura di Amboise (1560); a 16 anni cominciò la sua vita di soldato. Fedele scudiero di Enrico di Navarra, il futuro Enrico IV, sfuggì per caso al massacro della notte di san Bartolomeo (1572). Indignato dalla conversione del re, si ritirò a Maillezais. Nel 1616 pubblicò il poema Les tragiques (Le tragiche), a cui lavorava dal 1577, seguito dal racconto satirico in prosa Les aventures du baron de Foeneste (Le avventure del barone di Foeneste, 1617), mordace invettiva contro gli avversari cattolici, e dalla Histoire universelle (Storia universale, 1616-20), condannata dal Parlamento. Costretto a fuggire, si rifugiò a Ginevra, dove morì. Ardente e impetuoso, polemico e visionario, Agrippa portò nella sua opera una straordinaria personalità, la sua passione di combattente per la fede, gli echi terribili di un'epoca sanguinosa. Nei versi d'amore, petrarcheggianti, composti in parte in giovinezza e raccolti molti anni dopo, Le printemps du sieur d'A. (La primavera del signore d'A.), dominano le immagini violente, lugubri e sinistre. Il suo capolavoro, Le tragiche, è un poema suddiviso in sette quadri, tremenda rassegna di massacri, orrori, sofferenze, fino alla grandiosa rappresentazione del Giudizio finale e alla profetica visione dei dannati. Estrema tensione del linguaggio, retorica veemente capace di accostare diversi registri stilistici e di dominare le dissonanze, colori violenti, il rosso del sangue, il nero della morte, fanno di quest'opera singolare la più grande del barocco francese.