La lirica nel Trecento e nel Quattrocento

I "rhétoriqueurs"

Già verso la fine del Trecento si erano manifestati in Francia i primi segni di un rinnovamento culturale: i contatti con l'ambiente italiano all'epoca dell'esilio dei papi ad Avignone, l'influenza di Petrarca, i rapporti con l'ambiente fiorentino risvegliarono l'attenzione per gli studi umanistici e filologici e prepararono il terreno ai grandi mutamenti successivi. Nell'ambito della poesia la scuola dei rhétoriqueurs (retori), maestri di una tecnica verbale virtuosa e innovativa, rappresentò un momento di transizione. La scuola sorse alla corte di Borgogna tra la seconda metà del secolo XV e i primi decenni del XVI, estendendosi poi a quelle di Bretagna e di Francia. Tra i rhétoriqueurs si ricordano G. Chastellain (1404-75), J. Meschinot (1415 circa - 91), Octovien de Saint-Gelais (1468-1502), J. Molinet (1435-1507), G. Crétin (?-1525), J. Marot (1450-1526), Jean d'Auton (circa 1465 - 1528), P. Gringore (1475-1538), J. Lemaire de Belges (1473 - circa 1514). Poeti di corte, essi composero versi di circostanza riprendendo temi e situazioni della poesia precedente. A lungo disprezzati dalla critica per mancanza di originalità e ispirazione personale, sono stati giustamente rivalutati come precursori del rinnovamento della poesia francese. Instancabili nell'affinare le tecniche poetiche, nell'inventare nuove rime e nuovi ritmi, nell'accostare vocaboli in sorprendenti giochi verbali, i rhétoriqueurs introdussero sperimentazioni formali, rigorose e insieme sbrigliate, che appaiono oggi di grande interesse e modernità.