La lirica nel Trecento e nel Quattrocento
- Introduzione
- Le due tendenze della poesia
- Charles d'Orléans
- I "rhétoriqueurs"
- Riepilogando
Le due tendenze della poesia
Le lunghe guerre, le rivolte, l'instabilità politica, la peste che afflissero il Trecento e il Quattrocento ispirarono negli animi l'inquietudine, l'ossessione della morte. Per sfuggire a una realtà incerta e tormentata, la lirica ripropose un quadro artificiale di grazia ed eleganza, sulle tracce della tradizione cortese. Rivolti a un pubblico aristocratico, in apparenza lontani dai drammi del tempo, i poeti si dedicarono al perfezionamento formale; si affermarono le forme fisse e complesse, che esigevano una grande padronanza tecnica, talvolta ridotta a freddo virtuosismo.
Nello stesso tempo affiorò una tendenza diversa, cupa e pessimista, e nella poesia apparvero le immagini della bellezza che sfiorisce, della morte e della decomposizione, si fece strada la dolorosa consapevolezza dell'epoca storica e della condizione umana.
Guillaume de Machaut
Guillaume de Machaut, noto anche come Guglielmo di Francia (Machaut circa 1300 - Reims 1377), fu insieme poeta e musicista. Segretario del re di Boemia Giovanni di Lussemburgo, canonico di Reims, Guillaume diede un notevole contributo all'evoluzione della musica e della poesia del Trecento sviluppando la scrittura polifonica, adottando nuove soluzioni ritmiche e armoniche di squisita eleganza e stabilendo le regole di numerosi generi (lai, virelai, rondeau, ballade), così da meritare larga fama fino a tutto il Rinascimento. La sua opera maggiore è la Messa di Notre-Dame, la prima messa polifonica pervenuta completa e scritta da un unico autore, che fu eseguita durante l'incoronazione del re Carlo V (1364). La sua vasta produzione poetica comprende anche composizioni lirico-narrative (Dit du vergier, Detto del giardino; Remède de fortune, Difesa verso la sorte, 1341; La fontaine amoureuse, La fontana innamorata, 1361), in cui sopravvive la tradizione cortese, specie le suggestioni del Roman de la Rose, dando vita a opere di raffinata evasione, nelle quali non sono però assenti spunti autobiografici.
Eustache Deschamps
Eustache Deschamps (1346 - circa 1406), vissuto al servizio del re Carlo V e poi di Luigi d'Orléans, propose un universo poetico che illuminava crudamente la miseria e il dolore della sua epoca e della sua esistenza. La sua opera comprende un gran numero di rondò e ballate di circostanza, il trattato d'arte poetica L'art de dicter (L'arte del comporre) e un lungo poema incompiuto, Le miroir du mariage (Lo specchio del matrimonio), con frequenti spunti violentemente antifemminili. La sua poesia tuttavia trovò gli accenti più riusciti nei toni rabbiosi della satira e più ancora in quelli aspri e macabri con cui dipingeva la fragilità della condizione umana, soggetta alla malattia e alla morte. Non era però ancora il doloroso e approfondito vissuto di Villon, si restava nell'ambito del gioco poetico di corte, per quanto ormai sciolto dalle rigide convenzioni cortesi.
Christine de Pisan
Christine de Pisan (1364-1429), nata a Venezia da un astrologo italiano al servizio di Carlo V, visse in Francia e morì a Poissy. Nel 1389 rimase vedova e fu costretta a provvedere a tre figli. Cominciò a scrivere per far fronte alla dura necessità e si rivelò scrittrice feconda, animata da una profonda passione, sorretta da una notevole competenza tecnica e soprattutto da una viva coscienza delle difficoltà e del valore del mestiere di letterato. Allieva di Deschamps, dotata di vasti interessi, ha lasciato opere di vario genere. Si ricordano: le Ballate, inserite nelle Oeuvres poétiques (Opere poetiche, 1390-1400), in cui trattava con sensibilità commovente il tema della propria solitudine; il Dictié sur Jeanne d'Arc (Poema di Giovanna d'Arco, 1429); il Livre de la paix (Libro della pace, 1412-14), in cui lamenta il dramma della guerra. Partecipò alla querelle sulla donna, attaccando le tesi antifemministe di Jean de Meung e difendendo il proprio sesso in vari scritti, tra cui La cité des dames (La città delle dame, 1405).
Alain Chartier
Alain Chartier (1385 - circa 1430) svolse numerose missioni diplomatiche in Germania, a Venezia e in Scozia come segretario del futuro re Carlo VII. Della sua vasta opera si ricordano il trattato politico in prosa Le quadrilogue invectif (Il quadrilogo, 1422), in cui dà voce alle quattro allegorie della Francia, del Cavaliere, del Popolo e del Clero per deplorare con accorata eloquenza la decadenza della Francia, e i poemetti Le livre des quatre dames (Il libro delle quattro dame, 1415) e La belle dame sans merci (La bella dama senza cuore, 1424), che gli valse una certa fama per la spigliata descrizione della donna amata.