Il romanzo e l'indagine sulla condizione umana

I romanzieri cattolici

Il conflitto tra il bene e il male, l'indagine negli inquietanti abissi della coscienza, la ricerca del senso profondo della vita sono al centro della narrativa di ispirazione cattolica.

François Mauriac

François Mauriac (1885-1970) nacque a Bordeaux in una ricca famiglia borghese ed ebbe un'infanzia dominata dalla madre, donna dalla religiosità severa e intransigente. Nel 1906 si trasferì a Parigi. I primi romanzi (La robe prétexte, La toga pretesta, 1914; La chair et le sang, La carne e il sangue, 1920) proponevano già i suoi temi dominanti: violenza delle passioni, tensione tra amore terreno e amore per Dio, sentimento del peccato, forza del male. Seguirono le opere maggiori: Le baiser au lepreux (Il bacio al lebbroso, 1922); Le fleuve de feu (Il fiume di fuoco, 1923); Le désert de l'amour (Il deserto dell'amore, 1924); Thérèse Desqueyreux (1927), il suo capolavoro; Nœud de vipères (Nodo di vipere, 1932). Pubblicò anche interessanti saggi su Racine (1928), Pascal (1931) e sulla vita di Gesù (1936). I tragici avvenimenti della guerra di Spagna lo indussero a schierarsi apertamente contro i franchisti e contro le dottrine fasciste e naziste. Durante il secondo conflitto mondiale, Mauriac rimase in Francia e combatté gli occupanti tedeschi con il diario di guerra Le cahier noir (Il quaderno nero, 1943), firmato con lo pseudonimo Forez. Favorevole alla decolonizzazione, sostenne la politica gaullista. Nel 1952 gli fu assegnato il premio Nobel per la letteratura. Nell'ultimo romanzo, Un adolescent d'autrefois (Un adolescente di una volta, 1969), ripropose il mondo dell'adolescenza, il rapporto con la madre, la campagna delle Lande. Morì a Parigi.

I romanzi di Mauriac sono percorsi da passioni represse e violente. I personaggi sono feroci e passivi, travolti dal peccato, devastati da pigrizia, avarizia, lussuria, odio e violenza. Dappertutto regna il male e dominano gli aspetti più cupi e deteriori. L'autore infatti è mosso da una religiosità accesa e intransigente, venata di giansenismo, che non ammette salvezza senza la grazia. In un linguaggio conciso, secco e insieme corposo, immagini di fuoco e atmosfere roventi si contrappongono a quelle chiare e purificatrici, la chiesa, la pioggia, il giardino; si delinea così un universo costruito su una dualità violenta, suggestivo e semplice, di notevole coerenza narrativa ma ripetitivo e prevedibile.

Georges Bernanos

Georges Bernanos (1888-1948), nato a Parigi, profondamente cattolico, entrò in contatto con gli ambienti nazionalisti dell'Action française. Nel 1926 pubblicò il primo romanzo, Sous le soleil de Satan (Sotto il sole di Satana), seguito da: L'imposture (L'impostura, 1927); La joie (La gioia, 1929); Journal d'un curé de campagne (Diario di un curato di campagna, 1936), forse il suo capolavoro; Nouvelle histoire de Mouchette (Nuova storia di Mouchette, 1937). Dal 1934 al 1937 visse a Palma di Maiorca; nel 1938 pubblicò Les grands cimetières sous la lune (I grandi cimiteri sotto la luna), aspra requisitoria contro la ferocia della guerra civile spagnola e la connivenza del clero. Si trasferì quindi in Brasile, dove scrisse articoli a sostegno della Resistenza. Tornato in Francia nel 1945, pubblicò Monsieur Ouine (1946) e l'opera teatrale Dialogues des carmélites (Dialoghi delle carmelitane, 1949 postumo). Morì a Neuilly.

L'universo narrativo di Bernanos è percorso da conflitti estremi e rivela una profonda ansia di verità e di salvezza. La tensione mistica e la forte vena polemica si esprimono nella drammatica lotta fra bene e male, fra tentazione della disperazione e aspirazione alla santità. Il primo romanzo mette già pienamente in luce l'originalità dell'autore: caotico, cupo, dallo stile allucinato, vuole ricordare la presenza reale del Maligno nella coscienza.

Julien Green

Julien Green (1900-1998), nato a Parigi da genitori americani, bilingue, affrontò precocemente l'esperienza della morte; perse il padre nel 1914, quindi la madre e una sorella. A sedici anni abbandonò la religione protestante e si convertì al cattolicesimo, non senza conservare sempre qualche inquietudine. La sua giovinezza fu segnata dall'amore impossibile per un giovane americano, vicenda determinante per l'elaborazione della sequenza tipica della sua opera: il movimento verso l'altro bruscamente interrotto e seguito dal ripiegamento. I romanzi più significativi (Mont-Cinère, 1926; Adrienne Mesurat, 1927; Léviathan, 1929; Épaves, Relitti, 1932; Si j'étais vous, Se io fossi voi, 1947; Moïra, 1950; Chaque homme dans sa nuit, Ogni uomo nella sua notte, 1960) insistono sui temi della chiusura, della "prigione", dell'ossessione della morte. Recluso in un universo stretto e soffocante, l'individuo si ritrova sconfitto nella propria solitudine; né il sogno, né la fede riescono a illuminare l'universo cupo e allucinato di Green, a dare luce alla sua scrittura minuziosa, lenta e angosciante. Di grande interesse i racconti autobiografici e il Journal (Diario, 1938-83), documento di una coscienza tormentata.

Marcel Jouhandeau

Marcel Jouhandeau (1888-1979) è autore di una vasta opera narrativa, caratterizzata dal bisogno insaziabile di confessarsi, di placare l'inquietudine dei propri rapporti con Dio, di indagare l'acuto conflitto tra santità e abiezione, misticismo e perversione. Nei primi romanzi (Monsieur Godeau intime, Monsieur Godeau intimo, 1926; Chroniques maritales, Cronache maritali, 1938-43) l'autore si cela in modo trasparente dietro la figura di M. Godeau. Nelle opere successive l'autobiografia si fa dichiarata e ininterrotta: Essai sur moi-même (Saggio su me stesso, 1947), Journaliers (Giornalieri, 1957-74, 28 voll.). Prolisso e indiscreto, nelle pagine migliori Jouhandeau sa rappresentare gli angoli più oscuri e dolorosi della psiche umana in una prosa asciutta, cruda e ricca di sfumature.