Il romanzo: il diritto alla felicità

La felicità

Alla società fondata sulla sottomissione, al dovere e alla virtù precostituita, il Settecento sostituì una concezione profondamente innovativa, secondo cui ogni individuo aveva diritto alla felicità. Felicità del singolo, che significava affermazione dei diritti del cuore e del sentimento, ma anche felicità sociale intesa come benessere, liberazione dall'oppressione. In un mondo profondamente cambiato, l'individuo, uomo o donna, di qualsiasi condizione sociale, scoprì con immenso stupore che era possibile aspirare al bonheur, alla felicità anche sulla terra e subito. Felicità come libera espressione dei propri impulsi, dei propri sentimenti, della propria indole più segreta. Felicità come esperienza della passione, come ricerca del piacere, affermazione della propria irripetibile individualità. La virtù, allora, è forse solo uno dei mezzi per raggiungere la felicità.