Il romanzo tra le due guerre mondiali

Il compito del romanziere

Il romanzo del Novecento si allontanò decisamente dalla scuola naturalistica per dare spazio a una visione più complessa dell'uomo e del suo mondo. Virginia Woolf scrisse "nel dicembre 1910 la natura umana è cambiata" e, infatti, proprio nella seconda decade del secolo una nuova generazione di scrittori cominciò a mettere in discussione le convenzioni del romanzo tradizionale. L'influsso della psicoanalisi freudiana li stimolò a non fermarsi alla superficie apparentemente razionale della coscienza e ad approfondire il mondo irrazionale dell'inconscio. La realtà non venne più sentita come un dato oggettivo, ma come una questione di impressioni personali. Il compito del romanziere, affermava la Woolf nel saggio Modern fiction (Narrativa moderna), era la rappresentazione della vita, e non certo quella descritta dai naturalisti: la coscienza non è costituita da un susseguirsi ordinato di momenti e impressioni, ma da un fluire ininterrotto, simile a quello di un fiume o di un flusso; da qui l'espressione stream of thought, of consciousness, or of subjective life (flusso di pensiero, di coscienza, o di vita soggettiva). E l'espressione stream of consciousness venne utilizzata proprio per descrivere la nuova tecnica narrativa, il tentativo di rendere il continuo fluire della mente, le sue libere associazioni e il suo gioco di immagini. Il mezzo migliore per realizzare questo scopo era l'interior monologue, il monologo interiore, una sorta di soliloquio della mente con se stessa. La figura del narratore tradizionale, ovvero il legame tra i personaggi e il lettore, finora considerata necessaria per la comprensione del testo, venne abolita: il lettore era a contatto diretto con i personaggi e ne poteva seguire i pensieri appena formulati, fuggevoli, spesso caotici, che affiorano e scompaiono nel continuo fluire delle loro coscienze.

Dorothy Richardson (1873-1957) nel suo ciclo di romanzi, riuniti sotto il titolo di Pilgrimage (Pellegrinaggio, 1915-38), utilizzò per prima la tecnica del "flusso di coscienza", poi adottata e perfezionata da J. Joyce e V. Woolf.