La trasformazione di una nazione e Mark Twain

Il "local color" e il realismo

Parallela all'esteso sviluppo industriale ed economico sorse una letteratura nazionale di grande ricchezza e varietà. Nuovi temi, forme, soggetti, regioni, autori e un nuovo pubblico nacquero e si affermarono nella produzione letteraria della seconda metà dell'Ottocento. Il suo centro si era spostato da Boston a New York alla fine degli anni Ottanta e le fonti della sua energia a Chicago e nel Midwest. Almeno nelle sue forme popolari, la produzione letteraria non fu più prodotto di moralistici uomini di lettere del New England o del Vecchio Sud. Non solo la prosa, la poesia, il teatro e la storiografia vennero considerate come le maggiori espressioni letterarie. Anzi, in quegli anni la letteratura raggiunse quello che Whitman aveva auspicato: il legame fra il cittadino americano e i cittadini di tutte le altre nazioni. Uomini autodidatti provenienti dalla frontiera, avventurieri, giornalisti introdussero nei loro romanzi, come personaggi principali, i lavoratori dell'industria e la povertà rurale, gli ambiziosi uomini d'affari e i vagabondi, le prostitute e i soldati pusillanimi. Le grandi masse che affollavano gli slums, le squallide periferie delle città, entravano così a far parte delle opere di scrittori e poeti. Proprio mentre l'America cominciava a giocare un ruolo di grande potenza politica, economica e militare, la sua letteratura si affermava producendo opere importanti, ma a confronto con le coeve letterature europee tratto caratterizzante della sua produzione era la mancanza di omogeneità. La realtà americana presentava infatti una diversificata gamma di situazioni, dall'Est urbanizzato al Sud sconfitto e frustrato all'Ovest più rude e senza radici. Vi fu perciò nella fase iniziale un insieme di realismi, più che un unico realismo, che si espressero nella varietà del local color (colore locale). Il West, e in una certa misura il Sud, offrivano non solo elementi pittoreschi e figure mitiche di avventurieri, ma anche aspetti di vita dura, di lotte e conflitti e, insieme, le possibilità espressive, tutte da sfruttare, del vernacolare, del folclore, della tradizione orale dei racconti (tall tales) e dei folksongs. Molto spesso il local color, nel narrare un presente insoddisfacente, riviveva nostalgicamente un passato non troppo lontano e frequentemente descritto con un equilibrio più fittizio che reale.

Gli autori regionalisti

Fra gli autori del New England si ricordano le scrittrici Sarah Orne Jewett (1849-1909), Mary Wilkins Freeman (1852-1930) e Rose Terry Cooke (1827-1892), nelle cui opere un senso di tragedia, follia e frustrazione si accompagnava a un'attenta riflessione sul mondo domestico e femminile.

Dal Midwest proveniva Hamlin Garland (1860-1940), probabilmente il più importante fra gli scrittori regionalisti, autore di opere che, mostrando i primi segni del naturalismo, sottolineavano la crudezza e la durezza di vita celate dietro il mito western e dietro l'illusorio "misticismo delle vaste estensioni".

Dal Far West, dalla California, Francis Bret Harte (1836-1902) scrisse popolari bozzetti in cui fondeva abilmente l'avventura con la sua naturale simpatia umana e un abile uso del dialetto per creare situazioni già da "mito del West".

Al Sud il discorso fu più complesso, perché la tematica regionalistica sulle tradizioni e i dialetti della popolazione nera o creola si arricchì di riflessioni sulle condizioni sociali, culturali e psicologiche delle varie etnie e su quella femminile. Si ricordano: George Washington Cable (1844-1925), Thomas Nelson Page (1853-1922), Joel Chandler Harris (1848-1908), Albion Tourgée (1838-1905) e John De Forest (1826-1906).