Dante Alighieri

Il Sommo poeta ha gettato le basi di un linguaggio nuovo: con La divina Commedia, ma anche con il De Vulguari eloquentia, Vita nuova e Convivio ha reso universalmente riconosciuto il prestigio della letteratura italiana del Trecento.

Dante Alighieri è considerato il più grande poeta italiano e uno dei maggiori autori della letteratura universale. Tutta la sua opera è fortemente radicata in una passione civile e morale e in una tensione spirituale altissime: essa costituisce l'esito più elevato e complessivo del pensiero e della cristianità medievaliLa Divina commedia per la prodigiosa varietà di mezzi espressivi, la vastità e profondità di visione è momento fondante della letteratura in lingua italiana.

La vita

Nacque nel 1265 a Firenze in una famiglia appartenente alla piccola nobiltà guelfa fiorentina. Rimasto assai presto orfano della madre Bella (nel 1275 circa), perdette il padre Alighiero di Bellincione prima del 1283. Nel 1274, ancora bambino, incontra per la prima volta Beatrice (Bice di Folco Portinari), che amerà di amore sublimato secondo i canoni dello stilnovo fino alla sua morte, nel 1290. Al 1285 risale il matrimonio con Gemma di Manetto Donati, che gli diede almeno tre figli. Nel 1289 partecipò alla battaglia di Campaldino e all'assedio del castello di Caprona, scontri che coinvolgevano la guelfa Firenze e le ghibelline Arezzo e Pisa. Fu questo il suo primo affacciarsi alla vita pubblica. L'adesione alla corporazione dei medici e degli speziali fu preludio all'attività politica, iniziata nel 1295 con l'entrata nel Consiglio speciale del Capitano del popolo e conclusasi con la nomina a priore. Gli anni '80 e i primi anni '90 lo videro occupato nelle prime esperienze poetiche; di sicura attribuzione sono almeno una cinquantina di Rime di vario metro, alcune appartenenti a questi anni, altre composte successivamente, che risentono della Scuola siciliana, di Guittone, di G. Guinizelli e G. Cavalcanti. Nel 1290 la morte di Beatrice provocò in Dante una profonda crisi religiosa, da cui fu indotto a rigorosi studi filosofici e teologici, che completarono la sua giovanile formazione retorica intrapresa sotto la guida di Brunetto Latini. Fra il 1292 e il 1293 compose la Vita nuova, in cui raccolse 31 liriche inserite in un contesto narrativo: la realtà storica della donna amata, Bice di Folco Portinari, è sottoposta a un processo d'idealizzazione da cui nascerà la miracolosa Beatrice destinata poi a guidare il pellegrino Dante nel viaggio della Commedia. Dopo la spaccatura della parte guelfa tra Bianchi (fautori d'una politica di autonomia) e Neri (legati strettamente alla politica del papato e capeggiati dai Donati, la famiglia di sua moglie), Dante si schierò dalla parte dei Bianchi, in cui primeggiava la consorteria dei Cerchi. Mentre era a Roma per un'ambasciata presso Bonifacio VIII, nel novembre del 1301, i Neri coadiuvati dal legato papale Carlo di Valois conquistarono la Signoria. Accusato dai suoi avversari al potere di baratteria (corruzione), Dante rifiutò sdegnato di giustificarsi e fu condannato a morte in contumacia nel marzo del 1302. Lo attendevano una ventina d'anni di esilio segnati da un'intensissima attività intellettuale.

 

L'esilio

Abbandonata attorno al 1304 la causa dei Bianchi, intenzionati a rientrare a Firenze con le armi, e sempre sperando in un'amnistia, Dante iniziò una vita di vagabondaggio. Tra le tappe certe di questi primi anni d'esilio si annoverano quelle nella Verona dei della Scala (dal 1303?), nella Treviso di Gherardo da Camino (1305-06?) e nella Lunigiana di Moroello Malaspina (1306). Nel frattempo componeva il Convivio (1304-07) e il De vulgari eloquentia (1304-05). Nuovo fervore di speranza gli venne in occasione della discesa in Italia nel 1310 del nuovo imperatore, Arrigo VII di Lussemburgo, dal quale si attendeva il ristabilimento d'un ordine supremo basato su un accordo tra autorità imperiale e papale. Di grande interesse sono le epistole con cui il poeta partecipò alla vicenda, esaltando la figura e il ruolo di Arrigo e fulminando i fiorentini che a lui avevano osato opporsi. Il sogno di giustizia e concordia universale e quello d'un onorevole ritorno in patria furono vanificati dalla morte improvvisa dell'imperatore nel 1313. Nel maggio del 1315 rifiutò di avvantaggiarsi di un'amnistia che aveva per condizione un'ammissione di colpa. Nel novembre dello stesso anno la Signoria fiorentina confermava la condanna a morte per lui e per i suoi figli. Tra la comparsa sulla scena italiana di Arrigo VII e la sua morte, Dante venne chiarendo le proprie persuasioni politiche in un trattato in lingua latina sulla Monarchia.

 

Gli ultimi anni

Dopo la conferma della condanna Dante soggiornò presso Cangrande della Scala a Verona. Qui nel 1320 discusse pubblicamente una questione De situ et forma aquae et terrae, intesa a dar conto dell'emergere della terra sulle acque nell'emisfero boreale con riferimento alla dottrina aristotelico-scolastica che voleva invece gli elementi disposti in sfere concentriche. Attorno a questi anni (1319-20) si colloca anche la composizione delle due Egloghe latine indirizzate a Giovanni del Virgilio. Forse nello stesso 1320 avvenne l'ultimo trasferimento della vita dell'esule: a Ravenna presso Guido Novello da Polenta. In questa città, di ritorno da Venezia dove si era recato come ambasciatore per conto del suo ospite, si spense per malattia nella notte tra il 13 e il 14 settembre 1321 e fu sepolto in un'arca adiacente la chiesa di San Pier Maggiore, più tardi dedicata a san Francesco.

Le opere minori

Composta intorno al 1293, a un paio d'anni dalla morte di Beatrice, è la prima opera organica di Dante, narrazione "fervida e passionata" del suo amore per Beatrice. È anche il primo romanzo autobiografico della nostra letteratura e si compone di 25 sonetti, 4 canzoni, una stanza e una ballataintercalati da pagine di prosa che narrano la storia di questo amore. Il "libro de la memoria" è povero di avvenimenti: qualche incontro, qualche episodio di scarso valore concreto, ma quello che conta è la storia dei moti interiori, che superano la visione "cortese" dell'amore, propria dello stilnovo e di Cavalcanti, verso una concezione idealizzata in senso cristiano, mezzo di contemplazione e di visione mistica. La Vita nuova contiene alcune delle liriche più alte e famose di Dante, come il sonetto Tanto gentile e tanto onesta pare, oppure Donne che avete intelletto d'amore.

 

Il "Convivio"

La stesura dell'opera, progettata con velleità enciclopediche in 15 trattati a commento di 14 canzoni, risale agli anni 1304-07. Tre gli argomenti principali: l'ordinamento dei cieli, la natura della filosofia e infine quella della nobiltà, da intendersi non come distinzione di nascita, ma come eccellenza intellettuale e morale. Centro propulsivo ideale del discorso non sarà più Beatrice ma la "donna gentile" già apparsa nella Vita nuova in atto compassionevole nei confronti del poeta dopo la morte dell'amata, e che si rivela, qui nel Convivio, descrizione allegorica della Filosofia. L'esaltazione del sapere filosofico rappresenta un fondamentale punto d'arrivo in vista dell'avventura poetico-speculativa della Commedia.

 

Il "De vulgari eloquentia"

Iniziato attorno al 1304 e lasciato interrotto nel 1305, il De vulgari eloquentia è dedicato alla teoria linguistica, un interesse che compare, ma soltanto marginalmente, anche nelle disquisizioni del Convivio. Contrariamente a quanto asserito nel Convivio, nel De vulgari eloquentia è il volgare a essere proposto come superiore rispetto al latino, lingua artificiale. Scopo primario di Dante è l'identificazione d'un volgare unitario che abbia tutte le caratteristiche per affermarsi come lingua della più alta comunicazione artistica. Esso non potrà coincidere con alcuna delle parlate regionali, essendo come una pantera "che fa sentire il suo profumo ovunque e non si manifesta in nessun luogo". Dovrà essere "illustre", "cardinale", "aulico" e "curiale", ovvero risplendente sugli altri volgari, capace di farli rivolgere attorno a sé, ben regolato e caratterizzato da altissimo decoro ed eleganza.

 

Il "De monarchia"

Scritto dopo la morte di Arrigo VII, il grande e appassionato trattato politico di Dante si articola in 3 libri. Il primo libro argomenta che una monarchia universale è necessaria per il raggiungimento dei più alti ideali dell'uomo; il secondo specifica che essa dovrà essere romana, essendo la Roma d'oggi erede dell'impero che, voluto da un disegno divino, creò le condizioni ideali per l'avvento del Cristo; il terzo e ultimo illumina i rispettivi ambiti d'azione del pontefice e dell'imperatore. Principio fondamentale è che il potere imperiale non deriva da quello papale, ma direttamente da Dio. Così come pertiene al papa il mandato divino di condurre l'umanità alla beatitudine eterna, sarà dell'imperatore quello di facilitare agli uomini il raggiungimento della felicità terrena. Sono obiettivi che le due massime autorità dovranno perseguire in piena autonomia.

La "Divina Commedia"

Pensato semplicemente come Commedia da Dante, il titolo assunse ufficialmente l'attributo "divina" per iniziativa di Ludovico Dolce, curatore di un'edizione stampata a Venezia dal Giolito nel 1555. Secondo Dante (De vulgari eloquentiaEpistola a Cangrande) il concetto di commedia è collegato a un genere di vicenda orribile negli inizi e felicemente conclusa, nonché a uno stile medio-umile, rispetto a quello elevato della tragedia. La stesura, avviata probabilmente negli anni 1306-07, impegnò il poeta per il resto della sua vita. Il poema si articola in 3 cantiche: l'Inferno (34 canti, ovvero 33 più uno d'introduzione generale), il Purgatorio e il Paradiso (33 canti ciascuno), per un totale di 100 canti, composti da 14.233 versi endecasillabi riuniti in terzine incatenate (schema ABA BCB CDC DED...).

Esso è concepito come il resoconto d'un viaggio di sette giorni nei regni d'oltretomba intrapreso dal poeta per risolvere una crisi che lo ha colto a metà del proprio cammino esistenziale (35 anni). Sarà Beatrice, la donna amata dal poeta nella giovinezza, a scendere dal Paradiso per affidare Dante alla guida di Virgilio, il massimo poeta della latinità. Fortificato dalla sua presenza, l'8 aprile, venerdì Santo, del 1300 (anno del Giubileo bandito da Bonifacio VIII) il pellegrino Dante si addentra nella voragine sotterranea dell'Inferno, dove incontra le anime dannate. Il 10 aprile, Pasqua di Resurrezione) affronta sulle pendici della montagna del Purgatorio la parte penitenziale del proprio viaggio in compagnia delle anime in attesa di liberazione. Passato sotto la diretta tutela di Beatrice dopo aver raggiunto il Paradiso Terrestre, spicca il volo (13 aprile, mercoledì di Pasqua) verso il Paradiso, dove nel cielo Empireo potrà finalmente, sia pure per pochi istanti, godere della contemplazione di Dio. È lo stesso Dante a stabilire il fine della sua opera nell'Epistola a Cangrandeaffrancare i viventi dalla miseria del peccato e guidarli verso la suprema felicità.

Non vi è dubbio che Dante trasse ispirazione dalla Sacra Scrittura, da testi della latinità classica e dalla letteratura cristiana. Posizione privilegiata nell'immaginario dantesco occuparono il rapimento di san Paolo al terzo cielo, menzionato nella Seconda lettera ai Corinti, 12, e la discesa agli Inferi di Enea nel VI libro del poema di Virgilio. La Commedia è dunque concepita come Eneide della modernità, epica dello spirito cristiano.

 

Valore universale della "Divina commedia"

La Divina commedia è un'opera di conversione, un lungo percorso attraverso la scoperta del peccato e del male verso la redenzione dell'uomo e la visione mistica. Ambiziosissima enciclopedia della scienza, del pensiero e della spiritualità medievali, prima opera sicuramente classica della tradizione in volgare, monumento di lingua, di poesia e di sentire civile e morale, messaggio prodigiosamente versatile, capace di raggiungere diversissimi settori di pubblico (incluso quello popolare), la Divina commedia si è affermata nei secoli come l'opera della letteratura italiana più nota e più letta in Italia e nel mondo.

 

"Inferno"

Per Dante il viaggio agli Inferi sotto la guida di Virgilio è, come del resto quello nel Purgatorio e nel Paradiso, un viaggio di conoscenza: conoscenza del peccato, della sua natura, delle sue gradazioni di gravità, delle sue conseguenze per la vita terrena e quella ultraterrena. La struttura della voragine infernale che giunge al centro della Terra, basata su principi aristotelici e ciceroniani, è divisa in 9 cerchi. Incontrate nei 5 cerchi superiori della cavità (alto Inferno) le anime di coloro che furono incapaci di controllare naturali pulsioni e appetiti, nel basso Inferno Dante trova i più esecrabili peccatori, nei quali agì una vera e propria lucida volontà di arrecare, con la violenza o con la frode, offesa e danno a Dio, a sé o ai propri simili. Spiccano, nella prima compagine, le figure di Francesca da Rimini, di Ciacco, di Filippo Argenti; nella seconda quelle di Farinata degli Uberti, Cavalcante de' Cavalcanti, Pier delle Vigne, Brunetto Latini, Ulisse, Guido da Montefeltro e Ugolino della Gherardesca. Alla struttura ripetitiva dell'incontro con le anime si accompagnano molteplici elementi di variazione. Per esempio: gli scenari di pena, regolati dalla legge del contrappasso (valida anche nel Purgatorio), secondo cui la pena deve richiamare, per analogia o contrasto, la colpa e soprattutto i sentimenti contrastanti di Dante di fronte ai suoi interlocutori (sdegno, ironia, ma anche palpitante partecipazione).

 

"Purgatorio"

Immaginato da Dante, in relazione all'Inferno, come montagna prodotta da uno spostamento di masse terrestri a contatto con Lucifero precipitato dal cielo, il Purgatorio si erge su un'isola situata agli antipodi di Gerusalemme nell'emisfero delle acque. Lo spazio della montagna tra le due zone estreme dell'Antipurgatorio (in prossimità della spiaggia) e del Paradiso Terrestre (sulla sommità), è diviso in 7 balze, sulle quali i penitenti passano purificando di volta in volta l'inclinazione verso uno dei peccati capitali. Mentre nella discesa infernale ci s'imbatteva in colpe sempre più gravi, l'ascesa purgatoriale rivela un criterio di gravità decrescente: dall'amore rivolto al male (superbia, invidia e ira) all'amore del bene tiepidamente esercitato (accidia) per giungere, nelle balze più elevate, all'amore eccessivo di beni mondani (avarizia, gola e lussuria). Se nell'Inferno Dante aveva sperimentato l'operare divino come giustizia, nel Purgatorio egli diviene partecipe della divina misericordia. Di centrale interesse risultano gli incontri con artisti e poeti quali Casella, Sordello da Goito, Bonagiunta da Lucca, Guido Guinizelli, Arnaut Daniel, Stazio e Oderisi da Gubbio. Gli ultimi canti sono fortemente marcati dalla presenza di Beatrice, la donna amata che ha acquisito connotazioni allegoriche di Rivelazione, Amore Divino, Grazia, Fede, Teologia, e sostituisce Virgilio.

 

"Paradiso"

La regola strutturale del 9+1, valida per Inferno e Purgatorio (nove cerchi più il vestibolo nel primo caso, nove ripartizioni inferiori più il Paradiso Terrestre nel secondo), vale anche per il Paradiso, dove ai 9 cieli (dei pianeti, delle Stelle Fisse e Primo Mobile) si aggiunge l'Empireo. Da quest'ultimo, dove godono della beatitudine eterna, gli spiriti scendono a manifestarsi al pellegrino nel cielo di cui subirono l'influsso in vita. Il Paradiso risulta così organizzato gerarchicamente. I tre cieli inferiori (Luna, Mercurio, Venere) ospitano coloro che non raggiunsero l'assoluta perfezione. A questi seguono, in ascesa, i cieli degli spiriti attivi: quello del Sole con i sapienti, di Marte con i militanti per la fede, di Giove con i giusti, e quello degli spiriti contemplativi, Saturno. I rimanenti due cieli sotto l'Empireo consentono al pellegrino di perfezionare la propria preparazione all'ultima ascesa assistendo al trionfo di Cristo, della Vergine e degli angeli e sottoponendosi a un esame sulle virtù teologali (fede, speranza, carità). Nel cielo Empireo, il vero e proprio Paradiso, sede di Dio e dei beati, gli appare una "candida rosa" composta da innumerevoli anime assise su troni in file disposte come in un anfiteatro. Tra queste egli scorge Beatrice, che ha lasciato il ruolo di guida a san Bernardo di Chiaravalle. La preghiera di Bernardo assicura l'intercessione della Vergine Maria, grazie alla quale il pellegrino ottiene infine l'inusitato privilegio di penetrare nel mistero della divina essenza.

Dante in sintesi

La vita Nasce a Firenze nel 1265 da famiglia della piccola nobiltà guelfa. Nel 1285 sposa Germma Donati. Nel 1290 la morte di Beatrice, la donna amata da lontano di amore sublimato, lo getta in una crisi religiosa. Dopo la spaccatura della parte guelfa in Bianchi e Neri, parteggia per i Bianchi, fautori di una politica di autonomia dal papato. Nel 1301 i Neri prendono il potere e condannano Dante a morte in contumacia. Da allora fino alla morte, avvenuta nel 1321 a Ravenna, Dante è costretto a vivere in esilio.
Le opere minori Vita nuova. Nella Vita nuova (1292-93) la realtà storica della donna amata, Bice di Folco Portinari, è sottoposta a un processo d'idealizzazione da cui nascerà l'immagine dell'amore divino, la miracolosa Beatrice. Convivio. Nel Convivio (1304-07) centro propulsivo ideale del discorso non è più Beatrice, ma la "donna gentile", già apparsa nella Vita nuova in atto compassionevole nei confronti del poeta dopo la morte dell'amata, e che si rivela allegoria della Filosofia.
De vulgari eloquentia Il trattato De vulgari eloquentia (1304-05) è dedicato alla teoria linguistica di un volgare superiore al latino: un volgare che dovrà essere "illustre", "cardinale", "aulico" e "curiale", ovvero risplendente sugli altri volgari, capace di attirarli, ben regolato e caratterizzato da altissimo decoro ed eleganza.
La "Divina commedia" Composta di 3 cantiche, Inferno (34 canti), Purgatorio (33) e Paradiso (33), per un totale di 100 canti, è scritta dal 1306-07 fino alla morte dell'autore. È un'opera di conversione, un lungo percorso attraverso la scoperta del male e dei peccati verso la redenzione dell'uomo. Scritta in terzine di endecasillabi è il più grande affresco della cultura occidentale; e quello in cui è più chiaro il concetto di una nuova dignità umana fortificata dalla riflessione sul dolore dell'esistenza.