L'opera in Italia

In Italia, il superamento dell'opera settecentesca fu lento: compositori come L. Cherubini e G. Spontini operarono all'estero, coltivando la linea di rinnovamento proposta da Gluck. Si può dire che, nella prima metà dell'Ottocento, la cultura italiana abbia preso parte al romanticismo europeo e ne abbia accolto certe istanze proprio attraverso il melodramma.

Con G. Rossini si compì una svolta decisiva e si posero le premesse del melodramma ottocentesco. Da un lato, egli concluse la tradizione dell'opera buffa, sancendone l'esaurimento in alcuni capolavori comici in cui le strutture tradizionali venivano letteralmente fatte esplodere; dall'altro, aprì nuove vie all'opera seria, attraverso un complesso e faticoso travaglio che culminò nelle opere "francesi". Le nuove istanze furono accolte e sviluppate da V. Bellini e G. Donizetti ­ accanto ai quali va menzionato almeno S. Mercadante ­ i cui lavori segnarono la prima compiuta definizione del melodramma italiano romantico, attraverso caratteri drammaturgici e stilistici (specie nella scrittura vocale) ormai lontani da quelli settecenteschi.

Si apriva così la strada a G. Verdi, la personalità che dominò l'Ottocento musicale in Italia dagli anni Quaranta fin quasi alla fine del secolo. Il carattere popolare del melodramma ottocentesco, e in particolare di quello di Verdi, rivela uno stretto legame fra musicista e pubblico: l'inserimento del melodramma nel tessuto sociale consentiva a questo genere di riflettere la coscienza morale e le aspirazioni civili dell'Italia risorgimentale.