Gòzzi, Gàsparo
Indicescrittore italiano (Venezia 1713-Padova 1786). Di famiglia nobile, ma dissestata dalla crisi che colpiva in quel periodo il patriziato veneziano, sposò (1738) la poetessa Luisa Bergalli, che collaborò con lui nell'incessante e faticoso lavoro di poligrafo, cui dovette sottoporsi per far fronte alle esigenze economiche di una numerosa famiglia. Con il fratello Carlo entrò a far parte della classicheggiante Accademia dei Granelleschi. Tra il 1760 e il 1762 si aprì per Gòzzi la fortunata stagione dell'attività giornalistica, in cui si rivelarono le doti migliori della sua arte. Ma il sopravvenire di nuove difficoltà economiche lo indusse a cercare una più stabile sistemazione. Revisore delle stampe, sovrintendente all'arte dei librai, dopo avere atteso a un piano di riforma degli studi (con cui proponeva di sostituire l'insegnamento statale a quello religioso), fu nominato (1774) sovrintendente alle scuole di Padova. Una crisi di sconforto indusse Gòzzi, nel 1777, a tentare il suicidio, gettandosi nel Bacchiglione; tratto in salvo, fu poi assistito amorevolmente dalla seconda moglie, Sara Cénet, fino alla morte. Dopo le prime opere (Lettere diverse, 1750-52; Rime piacevoli d'un moderno autore, 1751), in cui un estro bernesco si congiunge a un'acuta attenzione ai fatti della vita contemporanea, Gòzzi scrisse la Difesa di Dante (1758), in cui ribatté le accuse mosse dal Bettinelli alla Commedia, testimoniando così la sua fedeltà ai valori della tradizione. Ma la produzione più significativa di Gòzzi è quella giornalistica: dopo avere iniziato con il Mondo morale (1760), che, più che un giornale, è un farraginoso romanzo allegorico-didascalico, Gòzzi scrisse le sue pagine più persuasive nella Gazzetta veneta (1760-61) e nell'Osservatore veneto (1761-62), entrambi bisettimanali. La Gazzetta veneta è caratterizzata dalla cronaca arguta della vita veneziana, colta nel brioso succedersi di scenette mosse e animate e intervallata da favole e sogni, novelle e divagazioni, avvisi commerciali e finanziari. Più vicino al celebre modello dell'inglese Spectator è l'Osservatore, in cui prevalgono i grandi temi artistico-morali, trattati con disincantata saggezza: famosi, in particolare, i “ritratti”, tracciati con un segno preciso e leggero, che ricordano la contemporanea pittura di P. Longhi e le commedie di Goldoni. Manierati e appesantiti da un moralismo sentenzioso risultano invece i Sermoni in versi (1763), nei quali la sorridente vena oraziana è temperata da un'autobiografica malinconia.
W. Binni, Critici e poeti dal Cinquecento al Novecento, Firenze, 1951; M. Fubini, Dal Muratori al Baretti, Bari, 1954; I. Crotti, R. Ricorda (a cura di), Gasparo Gozzi, Padova, 1989.