tubulonefrosi
sf. [tubulo+nefrosi]. Nefropatia, nella quale la lesione fondamentale è costituita da un'alterazione del tubulo per ostruzione del suo lume o per processi degenerativi a carico delle sue pareti. Le forme acute gravi si distinguono secondo un criterio eziologico in tre gruppi: nefrosi del tubulo distale, determinate da vasti traumi con schiacciamento di masse muscolari, da trasfusioni di sangue incompatibile, da ustioni estese e profonde, da malattie emoglobinuriniche; nefrosi del tubulo prossimale, da avvelenamento da mercurio e da arsenico; nefrosi da malattie infettive (difterite, morbo di Weil, polmonite, tifo ecc.), da turbamenti dell'equilibrio acido-base, da terapia con sulfamidici poco solubili ecc. La sintomatologia è caratterizzata in una prima fase da improvvisa e grave oliguria, o anuria, con insufficienza renale acuta; in una seconda fase da poliuria, glicosuria, disidratazione e turbe da alterato equilibrio elettrolitico; in una terza fase da lento ritorno alla normalità. Le forme acute lievi insorgono nel corso di malattie infettive, di epatopatie gravi, specie se itteriche, di avvelenamenti esogeni lievi, con contrazione della diuresi e del potere di concentrazione, cilindruria, iperazotemia. Le forme croniche si instaurano, secondariamente a malattie del ricambio, quali la gotta, la glicogenosi, o disontogeniche, come il morbo di Wilson, o a neoplasie maligne (plasmocitoma); si manifestano con lieve proteinuria, cilindruria, ematuria; il loro decorso evolve spesso verso l'insufficienza renale, ma possono anche guarire completamente.