Georges Brassens, storia dello chansonnier anarchico

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Anarchico, anticonformista, geniale. A 100 anni dalla sua nascita, ripercorriamo la storia e i successi di George Brassens.

Cantautore, scrittore e poeta, Georges Brassens è considerato uno dei migliori artisti francesi. Conosciuto a livello internazionale, è nato il 22 ottobre 1921 a Sète, piccola cittadina della Francia Meridionale. La musica lo ha sempre appassionato, sin da bambino e, col tempo, è riuscito ad affiancarla a un altro suo grande amore: quello per la poesia. Ecco tutto ciò che c'è da sapere su questo artista.

Chi era George Brassens

Georges Brassens nasce in una famiglia umile, ma che gli ha assicurato un'infanzia serena. È figlio di Jean-Louis Brassens, un muratore francese, ateo ed anticlericale, che avrà una profonda influenza sulla fede del figlio, che si dichiarerà agnostico per tutta la vita.

Brassens mutua le origini italiane dalla madre Elvira Dagrosa, una casalinga italiana originaria di Marsico Nuovo, in provincia di Potenza, emigrata con la famiglia in Francia quand'era ancora bambina, cattolica praticante, vedova di guerra e già madre di una bambina, Simone Comte (nota poi, in età adulta, come Simone Cazzani, dal cognome del marito Yves Cazzani).

Il periodo parigino

A diciotto anni Brassens decide di stabilirsi a Parigi con l'aiuto di una zia, che lo ospita. Qui lavora come operaio alla Renault, per poi rifugiarsi in biblioteca per studiare i fondamentali della poesia francese. È il 1940. Allo scoppio della guerra, la fabbrica in cui lavora Brassens viene bombardata: con l'ingresso dei tedeschi in città, decide di tornare a casa.

Solo nel 1942 torna a Parigi e decide di consacrarsi alla musica. Escono le sue prime raccolte poetiche A la venvole e De coups d'épée dans l'eau, che rivelavano già la sua vena satirica e anticonformista.

Nel 1943 Brassens si trova costretto a lavorare presso la BMW, nel campo di lavoro di Basdorf, vicino a Berlino. Qui incontra Pierre Onteniente, che diventerà uno dei suoi migliori amici. Non smette di scrivere canzoni e nel 1944, approfittando di una licenza, torna a Parigi e si nasconde presso i coniugi Jeanne e Marcel Planche, figure fondamentali per la vita e l'opera del cantautore. A loro Brassens dedica canzoni quali Jeanne, La cane de Jeanne e Chanson pour l'Auvergnat. Rimane dai Planche per vent'anni, conducendo una vita serena, nonostante le ristrettezze. Qui Brassens compone la maggior parte delle sue canzoni.

Il successo

Il successo arriva all'inizio degli anni Cinquanta, quando Brassens inizia a esibirsi nei locali parigini. Nonostante alcuni suoi testi suscitino scandalo, riesce a incidere il suo primo album, La mauvaise réputation, ottenendo un grande successo. Nel 1954, oltre a ricevere il Gran Premio del Disco dell'Accademia Charles Cros, pubblica il suo secondo album, Les amoureux des bancs publics, a cui segue Chanson pour l'Auvergnat.

Nel 1956 interpreta un personaggio quasi autobiografico nel film Quartiere dei Lillà di René Clair. Con i primi guadagni ottenuti, Brassens compra la casa dell'Impasse Florimont, dove vive con i Planche. Nel 1957, assieme a Pierre Onteniente, crea le Editions Musicales 57 e pubblica Je me suis fait tout petit, mentre continua a esibirsi tra l'Olympia, l'Alhambra e Bobino.

Le coliche nefritiche e i calcoli renali ogni tanto lo ostacolano nelle sue esibizioni. Ma, nonostante tutto, riesce a non mancare mai un appuntamento. Nel 1966 lascia casa Planche e si stabilisce nel XV arrondissement. In quell'anno Brassens pubblica l'album Supplique pour être enterré à la plage de Sète: la canzone che dà il titolo al disco diverrà il suo testamento messo in musica. Nel 1967 riceve il Premio di poesia dell'Académie française. Ormai famoso e senza problemi economici, dichiara: «Ora ho sei case, due macchine, quattro letti, cinque gabinetti [...] e un culo soltanto».

Lo chansonnier anarchico e ribelle

Il 1968 è l'anno con cui Georges Brassens è davvero in sintonia, dato il suo spirito anarchico e anticonformista. Ma i problemi renali lo costringono a un'operazione per asportare dei calcoli, evento che gli costerà numerose domande sul perché non si sia schierato pubblicamente.

Viene interpretata come una delle sue irriverenze. Accusato di qualunquismo, disimpegno e addirittura "revisionismo storico" per la sua canzone antimilitarista e dal tono anarco-individualista Les deux oncles, risponde con l'ironica Mourir por des ideés ("Morire per delle idee"), in cui conferma uno scomodo anarchismo "duro e puro", che non intende schierarsi a priori con una parte politica militante, né aderire a concetti astratti.

Resta storica l'intervista concessa il 24 ottobre 1969 su iniziativa della rivista Rock et Folk e della radio RTL, in compagnia di Léo Ferré e Jacques Brel. Nel 1973 dice addio alle scene: il suo ultimo concerto però si tiene nel 1977, in occasione dell'uscita del suo ultimo lavoro, Don Juan. Muore il 29 ottobre 1981 a causa di un cancro intestinale.

Le canzoni più famose di Brassens

Georges Brassens ha lasciato dietro di sé tantissime canzoni. Ecco le sue cinque più famose.

Les Copains d’abord

Il suo decimo album prende il nome da questa canzone, il cui titolo letteralmente significa “gli amici prima di tutto”. Si tratta di un inno all'amicizia, in cui ricorda le avventure vissute con gli amici. Il brano venne scritto come colonna sonora per il film Les Copains di Yves Robert.

Le gorille

Brassens compone Le gorille nel 1947, creando il suo successo più rappresentativo e censurato. Il brano critica pesantemente la pena di morte ed ha per protagonista uno sfortunato magistrato, reo di aver ordinato l’uccisione di un criminale. Il gorilla del titolo scappa dalla gabbia dello zoo in cui era rinchiuso, alla ricerca di una femmina con cui accoppiarsi e la trova per errore proprio nel magistrato, che così viene in qualche modo punito per il suo gesto. La canzone è stata cantata anche in italiano da Fabrizio De André.

Je me suis fait tout petit

Il brano del 1957 dà anche il titolo all'album che lo contiene. In questi versi si racconta la soggezione che Brassens provava per la sua compagna di sempre, Joha Heiman, di fronte alla quale si “faceva piccolo”, proprio come dice il titolo della canzone.

Les amoureux des bancs publics

Tratto dall’omonimo album, pubblicato nel 1954, questo brano è noto solo come “Bancs publics”. Si tratta di un vero inno all’amore, in cui si raccontano i baci appassionati, spesso criticati da una società puritana e ben pensante, ma che impreziosiscono la città di luoghi speciali.

La Mauvaise Rèputation

Il primo album di Brassens si intitola proprio così: La Mauvaise Rèputation è la prima canzone di successo del cantante. Il testo è un manifesto della sua personalità anticonformista e fuori dagli schemi. La sua cattiva reputazione è figlia della voglia di discostarsi dalle regole e dalle convenzioni, spiccando tra la massa omogenea della società.

Brassens e De André

Georges Brassens ha avuto una notevole influenza anche su Fabrizio De André. Il giovane cantautore italiano rimane colpito dai dischi dell'artista francese, portati dalla Francia dal padre Giuseppe. Questo incontro artistico cambia drasticamente lo stile musicale di De André, tanto da tradurre diversi brani in italiano, cantando le parole di colui che poi chiamerà "il mio Maestro".

Le frasi più celebri di Georges Brassens

Essendo un poeta, i versi che compongono le canzoni di Georges Brassens si prestano per diventare citazioni universali: qui le sue frasi più celebri.

«Il successo è sempre un equivoco».

«Se Dio esiste, esagera».

«Per riconoscere che non siamo intelligenti, bisognerebbe esserlo».

«Perché filosofeggiare dal momento in cui possiamo cantare?».

Stefania Leo