Dark tourism, fenomenologia del turismo "macabro"

centrale-di-chernobyl.jpg

Dai turisti sorridenti in posa ad Auschwitz ai visitatori di Avetrana, guardando alla Striscia di Gaza: ecco cos'è il turismo oscuro

Il dark tourism nasce dalla voglia di visitare un luogo famoso per essere stato teatro di fatti storici più o meno cruenti, più o meno recenti. Si tratta di un fenomeno diffuso in tutto il mondo e animato un flusso economico interessante per gli operatori del settore, che hanno trovato il modo di “commercializzare l’orrore”. In realtà questo fenomeno non è una novità: sono secoli che le persone visitano catacombe, cenotafi e arene in cui si sono consumati efferati delitti. Ma la diffusione di un morboso interesse per eventi di cronaca e la possibilità di viaggiare più rapidamente, hanno fornito al fenomeno un’escalation. Risultato: non tutti la vivono come un’esperienza di condivisione della memoria collettiva umana, ma come un modo per dire “ci sono stato: ecco il selfie (con sorriso) che lo prova”.

Cos'è il dark tourism?

L'espressione "Dark tourism" in italiano si può tradurre come turismo oscuro, turismo nero, turismo macabro o turismo dell'orrore. Alcuni lo definiscono tanaturismo, sfruttando la parola greca thanatos, che in psicanalisi indica le pulsioni di morte.

Il fenomeno nasce dall'incremento di flussi turistici in luoghi senza apparente attrattiva, ma associati a omicidi, tragedie o fenomeni legati a sette religiose e fatti di cronaca cruenti. Tra le mete del dark tourism ci sono anche siti di disastri umani come il naufragio della Concordia sulle coste dell'Isola del Giglio, o naturali come tsunami o vulcani.  Ma il turismo nero coinvolge anche luoghi in cui si sono consumate tragedie storiche. Un esempio? I campi di concentramento nazisti come Auschwitz e Dachau. Prigioni e celle di criminali famosi, ma anche cimiteri, vengono trasformati dal dark tourism in mete di pellegrinaggio.

Ma cosa spinge le persone a visitare questi luoghi? Oltre alla voglia di essere fisicamente presente nel punto preciso in cui si è consumata una tragedia, c'è anche la volontà di approfondire la conoscenza storica delle vicende, soprattutto se storiche. C'è chi approfitta di questi viaggi per contemplare e riflettere sugli eventi umani, mettendosi in sintonia con coloro che hanno sofferto ed entrando in empatia con il luogo che sta visitando. In alcuni casi, soprattutto se questi posti sono coinvolti in fatti di cronaca recenti, si cerca di vivere il sensazionalismo dell'essere in un luogo di interesse mediatico. In questi casi, la conseguenza più eclatante del fenomeno è la commercializzazione della sofferenza e del dolore umani.

Dove nasce il fenomeno

Il turismo dell'orrore ha radici storiche antichissime. Basti pensare agli scavi di Pompei e ai milioni di visitatori che ogni anno cercano di interpretare la bellezza e la sofferenza provati in quel luogo, cancellato dalla lava del Vesuvio. Stesso discorso si potrebbe fare per il Colosseo, dove si sono consumate battaglie efferate tra uomini ridotti in schiavitù, o le catacombe cristiane diffuse in tutta Europa. L'uomo è stato sempre attratto dalla morte e dall'aldilà, ma nella contemporaneità questo interesse per il mistero del trapasso ha svelato un inedito potenziale economico.

E non a caso intorno al dark tourism sono nati veri e propri studi, che sono arrivati a datare la nascita del fenomeno così come lo si intende oggi nel 1996. A creare l'espressione sono stati J. John Lennon e Marc Foley in occasione della pubblicazione del loro libro dal titolo, appunto, The Dark Tourism. The Attraction to Death and Disaster.

Il dark tourism nel mondo

Le mete del dark tourism nel mondo sono numerose. Vanno dal Memoriale della Pace di Hiroshima alle rovine della centrale nucleare di Chernobyl. In casi come questi o come per il Memoriale dedicato alla tragedia dell'11 settembre 2001, a New York. In quel caso i visitatori che si fermano in questi punti del mondo, esercitano un atto di condivisione della memoria storica collettiva.

Tra le destinazioni del turismo nero mondiale c'è l'Ossario di Sedlec, in Repubblica Cena. Nota come la Chiesa delle ossa, contiene oltre 40.000 scheletri umani, posti a decorazione dell'intero edificio. Quei resti appartenevano alle vittime della peste nera.

La scia dell'orrore può poi condurre alle Catacombe di Parigi. Anche ciò che è rimasto del Muro di Berlino continua ad esercitare un importante attrattiva per gli appassionati di Storia. Per coloro che, invece, vogliono percepire il terrore sulla propria pelle non può mancare un visita al castello di Bran. Conosciuto come il castello di Dracula, è una fortezza divenuta il simbolo della Transilvania, che ogni anno attira tantissimi "fan" del conte sanguinario creato dalla mente di Bram Stocker. Per gli appassionati di fantascienza, una meta di pellegrinaggio è l'Area 51 a 150 km da Las Vegas. Si racconta che qui siano stati condotti degli extraterrestri, su cui il governo americano avrebbe condotto delle osservazioni.
 

Il caso Auschwitz

Tra gli esempi di dark tourism spiccano i campi di concentramento nazisti. Nello specifico, il più famoso, Auschwitz. Basta scorrere i post su Instagram, facendo una ricerca con il nome del luogo, per scoprire che la visita a questo luogo di terrore e sofferenza non ha lo stesso effetto per tutti. Mentre alcuni visitano il campo con contrizione, provando empatia per gli uomini, le donne e i bambini sterminati nei forni crematori o brutalmente uccisi dal lavoro e dalle pistole, altri sfruttano i binari come un estemporaneo set fotografico. Lo scatto comprende posa da influencer e sorrisi, in barba al senso storico della meta. 

Auschwitz mostra in modo chiaro come questa non sia più solo una tappa di un viaggio attraverso la memoria storica umana. È ormai una meta del dark tourism di massa, sfruttata da persone non connesse con la Storia, ma in cerca di visibilità attraverso la narrazione della propria piccola storia umana.

Auschwitz.jpg
Foto evalmiko | 123rf

Prossima destinazione: Gaza

I siti dell'orrore si moltiplicano ogni anno, complici i conflitti e le barbarie in corso in ogni parte del globo. A suscitare una forte attenzione sociale, politica e mediatica oggi è la Striscia di Gaza. C'è chi ipotizza che questo luogo ridotto ormai a un cumulo di macerie dalla guerra diventerà una futura meta di dark tourism. 

Il dark tourism in Italia

Anche l'Italia è ricca di mete del turismo nero. La culla del cristianesimo vanta tantissime, spaventose catacombe. Ne sono un esempio quelle diffuse a Roma e quella dei Cappuccini a Palermo, un luogo in cui sono custoditi i cadaveri dei frati mummificati e non solo.

Povaglia, nota anche come l'isola del male, si trova nella laguna di Venezia. È un esempio di dark tourism grazie alla sua storia: prima fu un ricovero per i malati di peste, poi divenne un ospedale psichiatrico dove, si dice, venissero praticate terribili torture. 

Nel mondo esistono tantissime costruzioni note con l'appellativo "ponte del diavolo". Solo in Italia ne esistono quasi trenta. Il più famoso si trova in Toscana. Noto anche come il Ponte della Maddalena, deve il suo soprannome a una leggenda: si dice che San Giuliano, in difficoltà con i lavori di questo particolare ponte, chiese aiuto a Satana, promettendogli l'anima del primo passante che lo avesse attraversato. Al termine della costruzione, San Giuliano lanciò sul punte un pezzo di focaccia attirando un cane e ingannando il demonio. Visitato durante la notte del 31 ottobre dai visitatori di Lucca Comics, è meta di pellegrinaggio per gli appassionati di misteri e notti magiche.

Ma tra le nuove dark destination ci sono anche paesi minori, diventati celebri attraverso fatti di cronaca cruenti. Ne sono un esempio Avetrana, in provincia di Taranto, dove è stata uccisa Sarah Scazzi. Erba, in provincia di Como, dove i coniugi Olindo Romano e Rosa Bazzi hanno messo a punto la loro strage. Cogne, in Valle d'Aosta, dove Annamaria Franzoni, oggi definitivamente libera, ha ucciso suo figlio. In questi casi, ci si limita a immortalare le "dimore dell'orrore", in una sorta di inventario che dimostri al mondo che "io ci sono stato".

Il dark tourism sul piccolo schermo

Il turismo nero ha ispirato anche una serie tv. Dark Tourist è una produzione costruita attorno ad otto episodi da quaranta minuti ciascuno, che porta lo spettatore alla scoperta di mete impensabili, caratterizzate da un'intensa atmosfera macabra e morbosa. La serie ha debuttato su Netflix nel 2018.

Protagonista è David Farrier, che inizia il viaggio attraverso le mete "oscure" dalla capitale del più grande impero della droga, collegando la serie a Narcos, un altro best seller della piattaforma. In tutta la serie Farrier non perde mai di vista il suo obiettivo: cercare e indagare le motivazione che portano gli individui a scegliere un'esperienza sui generis come un tour tra i luoghi "sacri" dei narcotrafficanti, a una esperienza di viaggio più "tradizionale" e rilassante. Alla fine di ogni episodio emerge chiaramente che i turisti dell'orrore sono mossi dalla curiosità, dal fascino per l'avventura e dalla consapevolezza di essere tra quelli che, da quei luoghi dell'orrore, riescono a fare ritorno.

Stefania Leo

Foto di apertura: 123rf