critèrio

Indice

Lessico

sm. [sec. XVII; dal greco kritérion, da krínō, giudicare, attraverso il latino tardo criterium].

1) Norma, regola per giudicare: stabilire un criterio di scelta; decidere in base a giusti criteri.

2) Facoltà di saper discernere e valutare; in particolare, in filosofia, criterio della verità, norma intesa a individuare il vero e il falso sul piano logico, il bene e il male sul piano pratico; senno, buon senso: agire senza criterio; persona piena di criterio, assennata, avveduta.

3) Nel linguaggio scientifico, regola, generalmente semplice, per valutare il modo di svolgimento di un fenomeno (per esempio, criterio di Nyquist) o per verificare se certi enti soddisfano a determinate proprietà (per esempio, criterio di divisibilità). In particolare, in geometria, ha significato di condizione necessaria e sufficiente; per esempio, i criteri di uguaglianza per triangoli e per poligoni permettono di dire quando due triangoli o due poligoni sono uguali, senza verificare direttamente se essi hanno tutti i lati e gli angoli uguali. Valore analogo hanno i criteri di similitudine per triangoli e poligoni.

4) In telefonia, il principio di funzionamento che presiede all'espletamento di una delle fasi successive in cui può venire suddiviso lo svolgimento della comunicazione telefonica. Per estensione, anche i segnali di azionamento di organi particolari.

Filosofia

La ricerca di un criterio della verità ha caratterizzato la filosofia greca al tempo delle scuole epicuree, stoica e scettica: Epicuro affidò alla sensazione la funzione di distinguere tra il bene e il male e al piacere quella di definire il bene; gli stoici, invece, scelsero come criterio della verità la rappresentazione catalettica (atto per cui l'oggetto si fa evidente) sul piano logico e il vivere secondo natura sul piano morale; gli scettici, infine, negando il concetto stesso di verità, professarono la necessità di astenersi dal giudicare e di seguire invece il criterio del “ragionevole” come convenienza pratica. In tempi moderni, Kant, tra gli altri, ha ripreso il concetto di criterio della verità sotto il nome di “ canone ”, per indicare il complesso dei principi che regolano il retto uso delle operazioni conoscitive.

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