àfnio

sm. [da Hafnia, nome latinizzato di Copenaghen]. Elemento chimico di simbolo Hf, numero atomico 72, peso atomico 178,49; isotopi naturali: 180Hf (35,42%), 178Hf (27,08%), 177Hf (18,39%), 179Hf (13,78%), 176Hf (5,15%), 174Hf (0,18%); fu isolato nel 1922 a Copenaghen. In natura l'afnio costituisce il 2∤10-5% in peso della crosta terrestre ed è perciò più abbondante di elementi giudicati comuni quali il mercurio e il cadmio; si trova in piccole quantità (1-2%) quale elemento accompagnatore nei minerali dello zirconio, dal quale differisce solo per le caratteristiche nucleari. L'afnio metallico ha colore bianco-argenteo, alto punto di fusione (2220 ºC), è duttile e malleabile e assai resistente agli agenti chimici. Come lo zirconio è in pratica esclusivamente tetravalente: i suoi sali sono di colore bianco. La preparazione industriale, molto complessa, comporta la fusione della sabbia zirconica con soda caustica a 600 ºC, la separazione afnio-zirconio per mezzo di un'estrazione con solvente, la riduzione dell'ossido ottenuto e la distillazione a 960 ºC sotto vuoto molto spinto. L'afnio viene utilizzato per la costruzione delle barre di controllo dei reattori nucleari di potenza: presenta infatti un'elevata sezione di cattura per i neutroni e viene preferito al boro per la maggiore resistenza alla corrosione e per l'inalterabilità del potere assorbente. Trova anche applicazione come additivo rinforzante in leghe refrattarie per alta temperatura.

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