Lessico

(toscano disus. asce), sf. (pl. asce) [sec. XIV; latino ascia].

1) Arnese da taglio usato per digrossare il legname, costituito da una larga lama d'acciaio a taglio curvo inserita perpendicolarmente in un corto manico di legno. Differisce dall'accetta in quanto il taglio della lama forma un angolo retto, cioè risulta normale, con il manico. Fig.: fatto con l'ascia, rozzo e grossolano (di lavori o di persone). Maestro d'ascia, operaio specializzato in lavori di carpenteria navale.

2) Arma di difesa e di offesa, usata nell'antichità e nel Medioevo.

Etnologia

L'origine dell'ascia è assai antica e deriva per successivi adattamenti dalla clava con testa in pietra, come appare dalle asce usate dagli Australiani. Il corpo tagliente (lama) un tempo era in pietra, rame o altro materiale resistente e fissato in vario modo a un manico di legno, generalmente molto corto. Strumenti affini possono ravvisarsi già nel Paleolitico, ma le prime vere asce compaiono solo nel Neolitico, in cui si hanno tipi di pietra levigata foggiati in travertino, diorite, cloromelanite e altre pietre dure. L'avvento della metallurgia ha consentito la creazione di tipi multiformi dapprima con lama in rame, poi in bronzo e infine in ferro, la cui tipologia consente spesso la distinzione di varie culture. A seconda delle forme si distinguono le asce piatte da quelle ad alette laterali più o meno rialzate, o a cannone, cioè con foro per il manico, nonché altri tipi che presentano varietà nella forma del corpo e del tagliente. L'ascia, come attrezzo da lavoro e più raramente come arma vera e propria, è ancora usata da quasi tutti i gruppi etnici; la lama viene fissata al manico esternamente con legami di fibre o con una guaina di pelle, oppure incastrata nel legno; in alcuni tipi di ascia il manico viene inserito nella lama entro un apposito foro (occhio). Asce con lama in pietra sono in uso nell'Amazzonia, nella Nuova Guinea, in Australia e in alcune zone dell'Asia, soprattutto settentrionale e meridionale; asce con lama ricavata da conchiglie giganti sono impiegate in Oceania, dove il manico può essere ripiegato tanto da fare assumere all'attrezzo la forma di zappa. Non di rado le asce vengono abbellite con incisioni sia sulla lama sia sul manico; ciò si ricollega anche al significato magico-rituale dato all'ascia da vari popoli, soprattutto dell'America precolombiana e dell'Asia meridionale e occidentale, che deriva dal cosiddetto “culto dell'ascia” seguito da vari popoli antichi e che si ritiene esistesse anche fra le popolazioni neolitiche; in tal caso l'ascia si ritrova talvolta associata a emblemi del culto solare o lunare. Ma l'ascia è un simbolo importante soprattutto nella religione minoico-micenea, con forma a doppio corpo (bipenne); era strumento sacro per eccellenza e simbolo divino; nei culti lunari era forse immagine essa stessa di una divinità. Anche in altre religioni l'ascia costituisce un simbolo di notevole interesse: nelle Gallie era attributo di varie divinità, simbolo del fulmine e talora anche del dio che lo scagliava. Ne fanno fede asce in pietra venerate come amuleti contro il fulmine e le asce votive in terracotta o metalli pregiati, spesso realizzate con particolari intenti artistici come le asce ritrovate a Ras Shamra e Tell Ahmar, che presentano raffigurazioni di animali, e quelle rinvenute nelle necropoli del Lorestān e di Ur.

Epigrafia

In epigrafia latina costituisce un problema dibattuto il simbolo dell'ascia che compare su oltre un migliaio di iscrizioni (di cui un 70% in Gallia e quasi 400 solo a Lione), accompagnato di solito dalla formula sub ascia dedicavit. Alcuni studiosi pensano che si tratti solo dell'arnese da lavoro del defunto o che esso indichi che la tomba era utilizzata per la prima volta o che se ne voleva garantire l'esclusività. Altri vi vedono un simbolo sacro che però interpretano in vario modo, da H. Wuilleumier (speranza mistica di vita eterna) e da J. J. Hatt (garanzia di riposo sicuro per la salma) a J. Carcopino (simbolo pagano adottato dai cristiani a Lione, dopo le persecuzioni del 177, perché poteva rappresentare una croce).

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