Alfièri, Benedétto

architetto italiano (Roma 1700-Torino 1767). Studiò a Roma presso i gesuiti, e poi dal 1722 a Torino nel Collegio dei Nobili dove si laureò in legge, mentre si dedicava, come autodidatta, a studi di architettura. Costruì ad Alessandria un palazzo per lo zio marchese Tommaso Ghilini e, grazie forse a Juvara, del quale subì una notevole influenza, lavorò per la corte sabauda. Nel 1736 Carlo Emanuele III lo incaricò di portare a termine il Teatro Regio di Torino, nominandolo nel 1739 “primo architetto civile del re di Sardegna”. Sempre a Torino in numerosi rifacimenti di interni, fra i quali si citano alcune stanze e gallerie nel Palazzo Reale e nel palazzo Isnardi di Caraglio (1739), dimostrò una notevole conoscenza dei modelli rococò francesi. Lavorò inoltre ai palazzi Chiablese (1736-40), Morozzo della Rocca (1748), Asinari di San Marzano (iniziato nel 1741), e costruì l'ala meridionale del palazzo del Senato (1741-48). Fece poi disegni per una riforma del duomo torinese, per un ampliamento di palazzo Madama, della palazzina di Stupinigi e per una ricostruzione del castello di Chambéry. Dal 1757 al 1771, quattro anni dopo la sua morte, si protrae la costruzione del duomo di Carignano, la sua opera più originale per la sorprendente pianta a ventaglio, per la facciata concava lasciata rustica e per la persistenza di richiami guariniani; mentre nei palazzi Ottolenghi ad Asti e Sormani a Milano e nella facciata del duomo di Vercelli (1753-60) si fa strada una tendenza verso un'ufficialità classicheggiante. Alfieri si occupò anche di urbanistica, soprattutto a Torino con il progetto del 1756 per una piazza all'incrocio fra via Milano e via Garibaldi. Per la città di Vercelli presentò nel 1761 un progetto di riassetto urbanistico generale.

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