Aquilèia, Patriarcato di-

potente unità territoriale politico-ecclesiastica del Medioevo. Sede di vescovo fin dal sec. III e di metropolita dopo la controversia ariana (conclusa nel 381), la città di Aquileia si trasformò in patriarcato quando il suo presule Paolino I rifiutò la condanna dei Tre Capitoli di Costantinopoli (553) enunciata da papa Vigilio. Separatosi (sec. VII) da Grado, dove la sua sede era stata trasportata per la minaccia longobarda (568), il patriarcato mise fine allo scisma nel 698 e attraverso le generose donazioni di Carlo Magno pose le solide basi della sua potenza politica. Ulteriormente ingrandito dalle frequenti concessioni dei re italici, crebbe in prestigio con Paolino II (m. 802) e raggiunse il massimo splendore ai tempi del tedesco Poppone (1019-ca. 1042) e di Sigeardo (1068-77) quando i suoi possessi arrivarono dallo Spluga e dal Po fino alla Drava e ai confini dell'Ungheria. Da quell'epoca, tuttavia, il patriarcato fu coinvolto in una serie di competizioni che finirono per fiaccarlo. Stretto infatti tra la crescente potenza di Venezia e le mire dei principi transalpini che tendevano al mare, resistette a lungo, ma dalla metà del sec. XIV cominciò a decadere e nel 1420 fu totalmente conquistato dalla Serenissima. Reintegrato per breve tempo nella sola signoria di Aquileia (1445), nel sec. XVI perdette definitivamente ogni diritto feudale cadendo nell'orbita degli Asburgo. Indebolitasi allora irrimediabilmente anche la sua giurisdizione ecclesiastica, lo stesso patriarcato fu infine soppresso (1751) e diviso nei vescovadi di Udine e Gorizia.

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