Bacchèlli, Riccardo

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scrittore italiano (Bologna 1891-Monza 1985). Educato al culto dei classici nella Bologna carducciana, si orientò verso la restaurazione dei valori della tradizione e fu tra i fondatori della rivista La Ronda. Al classicismo programmatico egli però giungeva dopo il superamento d'una precoce crisi decadente, di cui sono testimonianza i versi dei Poemi lirici (1914) e il dramma Amleto (1918-19). L'ispirazione singolare e complessa di Bacchelli si è svolta, fin da quelle prime prove, tra i poli estremi d'una opulenta e fastosa sensualità e d'una risentita moralità che coinvolge tutto il mondo intellettuale dello scrittore. Il difficile equilibrio tra intelligenza e sensualità, tra moralità e fantasia si può dire già raggiunto in due felici opere: Lo sa il tonno (1923), deliziosa favola satirica, dove un pescespada e una remora aiutano un giovane tonno a raggiungere una disincantata e matura saviezza; e Il diavolo al Pontelungo (1927), storia degli esperimenti bakuniniani in Italia e del loro fallimento, dove una manzoniana ironia si alterna a momenti d'intensa drammaticità. In altri romanzi si determina invece uno squilibrio, dovuto al prevalere, nello scrittore, di ambizioni intellettualistiche che lo spingono a tentare il tema erotico (La città degli amanti, 1929) o a scandagliare i misteri della psiche (Oggi, domani e mai, 1932), allontanandolo da quel contatto con la terra e con la storia in cui vive la sua migliore ispirazione. La vocazione di Bacchelli al racconto, all'evocazione storica e illustre, si realizza compiutamente nella vasta trilogia de Il mulino del Po (1938-40), dove appare conciliato il dissidio tra la componente intellettualistica e la vena sensuale dello scrittore: il freno della storia e la lezione del Manzoni temperano l'esuberanza dello stile, costringendolo nei limiti d'un realismo di sapore romantico e d'un epos popolaresco; e d'altra parte l'opulenza, talora barocca, della forma coincide con l'ampiezza di respiro del racconto, che nell'avvicendarsi di tre generazioni di “molinari” abbraccia un secolo intero di storia, dalla Beresina al Piave. Nei successivi romanzi (Il pianto della figlia di Lais, 1945; Lo sguardo di Gesù, 1948; Non ti chiamerò più padre, 1959; Il coccio di terracotta, 1966) prevale nello scrittore una virile malinconia, orientata in senso religioso. Si distacca da questa produzione il romanzo La cometa (1949), divertimento in chiave festosa e popolaresca, mentre l'equilibrio tra la fantasia e l'oggettività della visione storica è toccato ancora nel romanzo storico I tre schiavi di Giulio Cesare (1958). Al tema dell'amore coniugale, già affrontato nel romanzo Una passione coniugale (1930), Bacchelli è tornato in Rapporto segreto (1967); e in L'Afrodite: un romanzo d'amore (1969), dove l'esuberanza verbale ha il suo compenso in uno struggente lirismo. Degli ultimi romanzi si ricordano: Il progresso è un razzo: un romanzo matto (1975), storia picaresca che si risolve in un ironico atto di accusa contro un malinteso progresso che può trasformarsi in catastrofe ecologica; Il sommergibile (1978), dibattito sulla pena di morte; e In Grotta e in Valle (1980). Si devono a Bacchelli saggi storici (La congiura di Don Giulio d'Este, 1931), biografie (Rossini, 1945, edizione ampliata 1954), studi critici (raccolti in Confessioni letterarie, 1932, e Nel fiume della storia, 1955), edizioni di classici (Leopardi, Manzoni, Nievo), prose di viaggio e una varia produzione teatrale sebbene di tono assai minore di quella letteraria, che comprende oltre al citato Amleto due lavori rappresentati con successo: Bellamonte (1928) e L'alba dell'ultima sera (1949).

Bibliografia

M. Apollonio, Bacchelli, Padova, 1943; P. Pancrazi, Scrittori d'oggi, Bari, 1946; G. Marzot, Riccardo Bacchelli, in “Letteratura italiana, I contemporanei”, II, Milano, 1963; Autori Vari, Discorrendo di Riccardo Bacchelli, Milano-Napoli, 1966; A. Briganti, Riccardo Bacchelli, Casellina di Scandicci, 1980.

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