Beckmann, Max

pittore tedesco (Lipsia 1884-New York 1950). Visse in Germania fino al 1937, poi ad Amsterdam (1937-47) e infine negli Stati Uniti. La sua formazione nell'ambito della Secessione tedesca risente in particolare dell'influsso di von Marées e di Corinth: una tendenza al monumentalismo rinascimentale e a un naturalismo fortemente cromatico è riscontrabile nella sua prima produzione (Giovani al mare, 1905, Weimar, Museo). Attraverso lo studio dei primitivi francesi, che lo porta ad accentuare il linearismo e la deformazione degli elementi reali, si accosta ai modi tipici dell'espressionismo tedesco. Vicino ai pittori della Neue Sachlichkeit (Nuova Oggettività), tuttavia ricerca sempre un rapporto emozionale con la realtà (La notte, 1918-19, Düsseldorf, Kunstammlung Nordrhein-Westfalen; Zingara, 1928, Amburgo, Kunsthalle). Durante il periodo olandese, in particolare nei 7 trittici di cui il primo e più famoso, Partenza (1932-35, New York, Museum of Modern Art), narra la sua partenza dalla patria nazista, egli giunge a una visione monumentale della drammatica realtà di quegli anni con un linguaggio che partecipa del cubismo e dell'espressionismo.

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