Benn, Gottfried

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scrittore tedesco (Mansfeld, Westpriegnitz, 1886-Berlino 1956). Ufficiale medico uscito dalla Kaiser-Wilhelm-Akademie, ben presto si congedò dall'esercito. Esordì nel mondo dell'avanguardia letteraria berlinese (le prime poesie di Benn trovarono ospitalità in riviste come Die Aktion, Der Sturm, Die weisse Blätter, Das neue Pathos), agli albori della corrente espressionista, ai cui procedimenti stilistico-formali e alle cui caratteristiche motivazioni tematiche si avvicinano i cicli poetici di Morgue (1912), Söhne (1913; Figli), Fleisch (1917; Carne). Come molti degli espressionisti, anch'egli si trovò coinvolto nella guerra del 1914; dopo aver partecipato all'occupazione di Anversa, lo scrittore vedrà nascere nella torpida atmosfera dell'ospedale di St.-Gilles a Bruxelles il suo oscuro alter-ego in Rönne, fittizio protagonista di un ciclo di novelle oscillanti tra l'atomizzazione lirica e il furore della dissezione del reale e dell'io. Rientrato a Berlino nel 1917, Benn vi esercitò la professione di dermatologo fino al 1935. In quell'anno la sua iniziale adesione al nazismo, testimoniata, tra l'altro, da alcuni discorsi alla radio (Il nuovo Stato e gli intellettuali, 1933), nonché dalla risposta a una lettera accorata, ma perentoriamente accusatoria di Klaus Mann, entra definitivamente in crisi. Importantissimi per intendere la situazione dell'autore negli anni di silenzio sotto il nazismo sono i Briefe an F. W. Oelze, 1932-45 (Lettere a F. W. Oelze, 1932-45), pubblicate postume tra il 1977 e il 1980. Dimessosi dall'Accademia degli Scrittori, Benn cercò nell'esercito “la forma aristocratica di emigrazione”. Intanto erano apparse, nel 1927, tutte le poesie e tutte le prose. Ma già si era compiuta l'importante svolta che caratterizzò la sua poetica sino alla fondamentale teorizzazione in Probleme der Lyrik (1952; Problemi della lirica), in alcuni saggi del 1930 sulla problematica della poesia e l'edificazione della personalità: il nichilismo, e quindi la critica radicale della civiltà che esso sottende, si sta già avviando a quella trasfigurazione apollinea del suo volto meduseo che trovò in Statische Gedichte (1948; Poesie statiche) e in Trunkene Flut (1949; Flutto ebbro) l'enigmatica composizione di allucinazione e concetto, di “io segnato” e “io lirico”. Soltanto nel 1945 Benn tornò definitivamente in quella Berlino “anno zero”, nei cui tragici gorghi è ambientata la novella Der Ptolomäer (1949; Il tolemaico). Nel 1949 appare un'ampia raccolta di saggi sotto il titolo Ausdruckswelt (Mondo dell'espressione) e nel 1950 l'autobiografia Doppelleben (Doppia vita); ed è nella sottile integrazione del nichilismo, nella severa disciplina dello “spirito costruttivo” che si placano le tensioni mitico-barbarico-regressive di Benn espressionista. Nel poeta di Aprèslude (1955) le giovani generazioni hanno già scorto il maestro di una lirica squisitamente moderna, irta di contrafforti sperimentali, di contrazioni ironiche, di cifre ludico-nichiliste, scandite con terribile lucidità tra i relitti di una tradizione culturale sconvolta e i protocolli del gergo quotidiano; ma sarà questa poesia, desolatamente prigioniera di un'inquietante e rassegnata solitudine, l'ultimo capitolo di una lunga stagione letteraria che ha modellato sulle contraddizioni della civiltà capitalistico-borghese gli esorcismi e la seduzione della decadenza.

Bibliografia

F. W. Wodtke, Gottfried Benn, Stoccarda, 1962 (con bibliografia); F. Masini, Gottfried Benn e il mito del nichilismo, Padova, 1967.

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