Bilènchi, Romano

scrittore italiano (Colle di Val d'Elsa 1909-Firenze 1989). Collaborò al Selvaggio di Mino Maccari, prendendo parte al movimento politico-culturale di “Strapaese”. Militante del Partito comunista durante la Resistenza, nel dopoguerra fu direttore del quotidiano fiorentino di sinistra Nuovo Corriere e redattore della rivista culturale Il Contemporaneo. Dal realismo programmatico e polemico, ma intriso di segreta commozione, del Capofabbrica (1935), Bilenchi è passato a un lirismo evocatore delle memorie dell'infanzia, con un ritmo analogo a quello di M. Proust (Anna e Bruno, 1938; Conservatorio di Santa Teresa, 1940), per approdare infine ai racconti La siccità e La miseria (1941), tra i migliori del nostro Novecento, nei quali la calamità naturale della siccità e il dramma sociale della miseria rappresentano emblematicamente l'angosciosa condizione umana. Dopo anni di silenzio, ha pubblicato nel 1972 I silenzi di Rosai e Il bottone di Stalingrado, un romanzo di riflessioni sulla lotta di classe, e poi ancora Amici (1976), Il gelo (1982), Cronache degli anni neri (1984), Tre racconti (1989).

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