Bonald, Louis-Gabriel-Ambroise de-

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filosofo e scrittore politico francese (Millau 1754-Lione 1840). Cattolico ardente, emigrato in Germania al tempo della Rivoluzione francese, diventò accanito fautore della restaurazione borbonica. Avversario di ogni forma liberal-democratica, sulla scia di J. De Maistre, sviluppò le proprie tesi più strettamente filosofiche intorno all'origine delle nostre conoscenze, prendendo di mira il razionalismo, per dimostrare l'impotenza della ragione con la sua teoria del linguaggio. Convinto che l'uomo non poteva aver inventato la lingua perché il linguaggio è il prerequisito del pensiero, Bonald sostenne che la lingua dev'essere venuta all'uomo per rivelazione divina; per mezzo del linguaggio, quindi, dono divino, la verità è stata rivelata da Dio all'uomo. Non esiste rapporto immediato dell'uomo con la verità, ma soltanto quello mediato della tradizione. Bonald nega perciò validità alla pretesa della ragione umana di emanciparsi dalla tradizione, di essere cioè anteriore a essa e quindi più forte di essa, pretesa di cui è espressione tipica la dottrina contrattualistica dello Stato (Rousseau). Su questa base metafisicaBonald si sforzò di dimostrare che la monarchia tradizionale discende da un diritto di natura. Il singolo non ha diritti propri, ma solo doveri d'obbedienza verso Dio e verso ogni potere legittimo di diritto divino. Bonald è l'autore della Théorie du pouvoir politique et religieux (1796), dell'Essai analytique sur les lois naturelles de l'ordre social (1800), della Législation primitive considérée... par les seules lumières de la raison (1802), che rappresentano altrettanti esempi della sua posizione tradizionalista, conservatrice e pesantemente controrivoluzionaria.

Bibliografia

J. Gritti, Bonald, la Révolution française et le réveil religieux, Parigi, 1962; F. Valentini, Il pensiero politico contemporaneo, Roma-Bari, 1979.

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