Còla di Riènzo

(Nicola figlio di Lorenzo) Tribuno (Roma 1314-1354) popolano, autodidatta di spirito preumanistico, sognò il ritorno di Roma all'antica grandezza ed ebbe molti seguaci fra il popolo. Ottenuto il favore del papa avignonese Clemente VI, divenne arbitro della città e nel 1347 si fece conferire il titolo di “tribuno”. Cola di Rienzo cercò quindi di promuovere l'elezione di un imperatore italico, ma, alienatosi il favore del papa e inimicatosi i nobili, che perseguitò duramente, fu scacciato da Roma e scomunicato. Recatosi a Praga, ebbe dapprima buona accoglienza da parte dell'imperatore Carlo IV; ma poi questi, per esortazione del papa, lo catturò come eretico e lo mandò ad Avignone, dove fu imprigionato. Il nuovo pontefice Innocenzo VI lo liberò nel 1353 e lo inviò a Roma come suo fiduciario perché vi ristabilisse l'autorità pontificia gravemente compromessa, sotto la vigilanza del suo legato cardinale Albornoz. Bene accolto dal popolo, resse Roma per due mesi con la dignità di senatore; poi, divenuto dispotico, fiscale e intemperante, fu rovesciato da una sommossa popolare. Riconosciuto mentre cercava di fuggire travestito da carbonaio, fu messo alla berlina e trucidato ai piedi del Campidoglio a colpi di daga. § Tra la vasta produzione artistica ispirata alla sua vicenda, si ricordano: Vita di Cola di Rienzo (1624), di un anonimo contemporaneo, un romanzo di E. G. Bulwer Lytton, Rienzi (1835), un poema drammatico di P. Cossa (1873) e una Vita di Cola di Rienzo di D'Annunzio (1913).

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