CCP

sigla di Current Purchasing Power, traducibile letteralmente in “potere d'acquisto corrente”. Indica un correttivo contabile per l'inflazione e si contrappone al CCA. L'applicazione del CCP non modifica la logica sottesa al sistema contabile di rilevazione basato sui costi storici, ma si limita alla semplice riespressione di questi ultimi in un modulo monetario omogeneo riadeguata al livello generale dei prezzi. La validità di tale metodo si basa sulle ipotesi che: A) il fenomeno inflattivo agisca in modo uniforme e costante e possa essere adeguatamente espresso dalle variazioni del livello generale dei prezzi; B) sia possibile determinare in modo oggettivo l'andamento del livello generale dei prezzi; C) la logica sottesa alla rilevazione amministrativa dei fatti gestionali sia corretta indipendentemente dalla svalutazione monetaria. Il CCP si basa sulla concezione che vuole l'integrità del capitale netto di funzionamento intesa come conservazione del potere d'acquisto, risultando esso invariato solo quando mantiene, indipendentemente dall'incremento dei prezzi provocato dal processo inflazionistico, una costante capacità di acquisizione di determinati beni. Tale invarianza del capitale netto posta alla base del metodo CCP unitamente al difficile verificarsi delle ipotesi richieste per la sua applicazione, ne riducono notevolmente la validità; tuttavia, la semplicità di applicazione fa sì che spesso sia preferito ad altri correttivi, così come è avvenuto in Italia con i principali provvedimenti fiscali di rivalutazione monetaria dei beni fino alla emanazione della legge 19 marzo 1983, n. 72 (nota come Visentini bis).

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