Cankar, Ivan

narratore, drammaturgo e poeta sloveno (Vrhnika 1876-Lubiana 1918). Dal giovanile soggiorno a Vienna nacquero le Serate viennesi, che fanno parte della sua unica raccolta poetica, Erotica (1899), messa al bando dal vescovo di Lubiana. Sotto l'influenza di Ibsen, Strindberg, Hauptmann, Cankar si dedicò ben presto anche al teatro, per il quale scrisse Le anime romantiche (pubblicato postumo nel 1922), Jakob Ruda (1900), Per il bene del popolo (1901), Un re a Betjanova (1902), I servi (1910). Carattere autobiografico hanno il romanzo Al poggio (1903), un inno alla madre e a tutto un mondo di umiliati e offesi, il racconto Vita e morte di Peter Novljan (1904), La mia vita (1914) e Il peccatore Lenart (postumo, 1921). Dopo il romanzo simbolistico La croce sulla montagna (1905) e la “biografia di un idealista” Martin Kačur (1906), Cankar scrisse i racconti Morte e funerale di Jakob Sfortuna (1907) e Il servo Jernej e il suo diritto (1907), forse la sua opera migliore, dove è affrontato il tema della rivolta sociale. Del 1908 sono le gustose Storie della valle di San Floriano, alle quali Cankar affiancò nello stesso anno una farsa fantastica, Lo scandalo nella valle di San Floriano, dove è riaffermata la forza vitale della sua arte, che è difesa anche nello scritto polemico Il crisantemo bianco pubblicato nel 1910. Gli orrori della guerra gli ispirarono Immagini dai sogni (1917), l'ultima sua opera, una serie di bozzetti dove con stile simbolistico è dipinto un tragico quadro della società, ma è anche dichiarata la fondamentale fratellanza di tutti gli uomini.

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