Canzóne dei Nibelunghi

(Nibelungenlied). Poema eroico in medio alto-tedesco, composto, in 38 canti di quartine di versi lunghi a rima baciata, intorno al 1200 da un ignoto autore legato probabilmente alla corte austriaca. Fu riscoperto nel 1757 da J. J. Bodmer ma pubblicato in edizione critica soltanto nel 1826 da K. Lachmann, che reputava il poema un agglomerato di canti popolari. La materia è difatti alquanto stratificata: un nucleo mitico (l'amore della valchiria Brunilde per l'eroe Sigfrido, il tema dell'oro, della lotta col drago, ecc.) s'intreccia a un nucleo storico, originariamente indipendente e di provenienza renana: la conquista di Worms da parte dei Burgundi nel 407, la calata degli Unni e lo sterminio dei Burgundi a opera dei Franchi. Ne scaturisce una vicenda intensamente segnata dall'etica pagana dell'onore e della vendetta, anche se il costume descritto è quello cristiano e cavalleresco del tardo Medioevo. L'anello di congiunzione fra i due nuclei è la figura di Crimilde. Sigfrido, che ha conquistato il tesoro dei Nibelunghi (probabilmente “figli delle nebbie”) e ucciso il drago nel cui sangue si è bagnato diventando invulnerabile (tranne che in un punto della schiena), giunge alla corte burgunda di Worms per chiedere la mano di Crimilde, sorella del re Gunther. Questi gli chiede in cambio di aiutarlo a conquistare la mano di Brunilde, regina d'Islanda. Invisibile sotto un mantello magico, Sigfrido sconfigge la guerriera, che, ignara dell'inganno, sposa Gunther. Ma, venutane poi a conoscenza, essa induce Hagen a uccidere Sigfrido. La vendetta tocca ora a Crimilde, che, andata sposa ad Attila, inviterà, dopo dodici anni, i Burgundi alla sua corte e scatenerà a tradimento la strage. Il vecchio Teodorico tenterà invano di farle risparmiare Hagen e Gunther: Crimilde, trasformata dall'odio in una furia, ucciderà lei stessa Hagen, al rifiuto di questi di rivelarle dov'è nascosto il tesoro dei Nibelunghi, e cadrà a sua volta sotto la spada del vecchio Ildebrando, sdegnato da tanta disumanità. L'adesione al pathos cupo ed eroico della materia epica, la tensione tragica che ne deriva non nascondono l'affiorare dello spirito cavalleresco cortese, presente nelle raffinate descrizioni della vita alla corte dei Burgundi e nella complessità psicologica di alcuni personaggi. Di poco precedente alla Canzone dei Nibelunghi è la cosiddetta Ältere Not (ca. 1160; La fine dei Nibelunghi), e contemporanea è la Klage (Il lamento), due poemetti di autore ignoto che cantano l'epilogo della vicenda.

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