Castro Ruz, Fidel

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uomo politico cubano (Finca Las Manacas, Biran 1926, L'Avana 2016). Iscritto a giurisprudenza all'Università dell'Avana, prese parte alla vita politica studentesca, distinguendosi per il suo carattere appassionato e temerario; laureatosi nel 1950, iniziò la carriera di avvocato,senza abbandonare la politica. Nel 1952 si presentò candidato alla Camera, ma le sue aspirazioni furono frustrate dal colpo di Stato di F. Batista. Castro si dedicò allora alla lotta contro la dittatura; il 26 luglio 1953 capeggiò un attacco alla caserma Moncada di Santiago di Cuba. A ricordo di questo episodio il movimento castrista si sarebbe poi chiamato 26 de julio. Castro fu catturato e venne condannato a quindici anni di reclusione; fruì poco dopo di un'amnistia generale e si recò in esilio nel Messico. Qui strinse amicizia con altri rivoluzionari latino-americani e il 2 dicembre 1956 con 80 uomini sbarcò dal panfilo Granma sulla costa della provincia cubana di Oriente. Dopo cruenti scontri con i soldati di Batista, Castro e i superstiti si asserragliarono sulle montagne della Sierra Maestra, dove, con l'aiuto dei contadini, riuscirono a tener testa alle forze del regime. La guerriglia si estese, appoggiata dalle forze democratiche, e il 1º gennaio 1959 Batista fu costretto ad abbandonare la capitale, espugnata dai rivoluzionari guidati da Castro. Nominato primo ministro, questi iniziò la riorganizzazione del Paese con criteri sempre più orientati verso il socialismo. Riforma agraria, nazionalizzazione delle banche, delle società petrolifere e degli zuccherifici, in gran parte di proprietà statunitense, portarono la rottura di ogni relazione con gli Stati Uniti e a un avvicinamento all'Unione Sovietica, che non lesinò aiuti all'isola ribelle. Nel 1961 Castro dichiarò che Cuba si era convertita in repubblica democratica socialista. Nell'ottobre 1962 egli fu al centro della crisi tra USA e URSS per l'installazione di basi missilistiche sovietiche in territorio cubano. Pur avendo abbracciato il marxismo (dichiarazione del 1º dicembre 1961) e fuso i movimenti rivoluzionari nel Partito unico comunista cubano, Castro si è sempre sforzato di mantenere una sua “via” autonoma al socialismo, disimpegnata nei contrasti che lacerano il comunismo mondiale. Inserì l'America Latina nella tematica del Terzo Mondo, convocando all'Avana nel 1966 una Conferenza “Tricontinentale” e creando l'Organizzazione latino-americana di solidarietà (OLAS), per appoggiare l'azione rivoluzionaria in tutti i Paesi latino-americani. Dopo l'entrata in vigore della Costituzione (febbraio 1976), nel dicembre dello stesso anno assunse la carica di presidente del Consiglio di Stato che assomma le mansioni già proprie del presidente della Repubblica e del primo ministro. A partire dal 1975 Castro riprese la politica terzomondista, sempre in stretto contatto con Mosca. Infatti, inviò truppe in Angola e in Etiopia, appoggiò, a partire dal 1979, la rivoluzione sandinista in Nicaragua e i ribelli del Salvador, ma nel 1983 subì un pesante rovescio nell'isola di Grenada, occupata da marines statunitensi. Alla fine degli anni Ottanta, il nuovo assetto geopolitico mondiale influenzò anche la politica di Castro , che ordinò il ritiro dei soldati cubani dall'Angola e dall'Etiopia e nell'aprile 1990 interruppe gli aiuti militari e le forniture di petrolio e di generi alimentari al Nicaragua. Pur tuttavia la posizione di Castro nei confronti del riformismo gorbačëviano rimase critica nonostante ciò accentuasse l'isolamento internazionale di Cuba. La definitiva dissoluzione dell'URSS (1991) privò Castro di un importante sostegno economico, mentre il permanere del rigido embargo statunitense aggravò le difficoltà di Cuba costretta a una severa autarchia. Di fronte alla crescente disaffezione popolare, che si manifestò nei frequenti tentativi di emigrazioni di massa e l'occupazione di molte ambasciate occidentali (1994), Castro attenuò alcuni aspetti di rigidità del regime e concesse alcune aperture all'economia privata. Anche se ciò non si è dimostrato risolutivo per la crisi cubana, Castro è riuscito comunque a tenere saldamente in mano il potere, rappresentando una delle poche eccezioni al crollo del comunismo internazionale. Nel 1996 Castro ha partecipato al vertice di Roma della FAO ove ha incontrato il pontefice che, su invito del leader cubano, si è recato in visita a Cuba nel gennaio 1998. Il mese dopo, Castro è stato riconfermato presidente. Nonostante la maggiore tolleranza dimostrata verso l'opposizione in occasione della visita di Giovanni Paolo II, con la scarcerazione di 200 prigionieri politici , nel 1999 la repressione contro gli oppositori si è di nuovo accentuata, tanto che, a marzo, il Gruppo dei Quattro, leader della dissidenza, è stato condannato a pene comprese tra i 3 e i 5 anni di reclusione, per aver criticato il regime cubano. Nel 2003 è stato riconfermato per 5 anni presidente. Nel luglio 2006, a causa di un delicato intervento, cedeva i poteri al fratello Raul e nel 2008 si ritirava da tutti gli incarichi politici.

Bibliografia

G. Soria, Cuba à l'heure de Castro, Parigi, 1961; J. Grigon Dumoulin, Fidel Castro parle, Parigi, 1961; T. Draper, Castro's Revolution, Myths and realities, New York, 1962; R. López Fresquet, My 14 months with Castro, Cleveland, 1966; L. Lockwood, Castro's Cuba, Cuba's Fidel, New York, 1967; H. Matthews, Fidel Castro, New York, 1969; C. Franqui, I miei anni con Castro, Milano, 1981.

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