Figural After Effect

(FAE), espressione inglese con cui si designa il fenomeno consistente nelle modificazioni percettive che subisce una figura (detta test) che venga osservata dopo un'altra figura (detta di ispezione). Per esempio se la figura di ispezione è una curva con concavità verso destra e la figura test una retta, quest'ultima apparirà come una curva con concavità verso sinistra. Le prime osservazioni sui FAE, che costituiscono uno dei più importanti capitoli della psicologia della percezione, si devono all'italiano Gatti. Questi osservò nel 1927 come, presentando di un'illusione ottica prima una componente e quindi un'altra, entrambe normalmente insufficienti, in condizioni abituali, a provocare un effetto illusivo se presentate isolatamente, l'osservazione della prima componente, in un tempo immediatamente precedente a quella della seconda, inducesse a carico di quest'ultima l'effetto illusivo stesso. Gli studi di Gatti rimasero però sconosciuti e l'interesse per questi fenomeni si destò solo nel 1933 con le ricerche di Gibson. Successivamente, un notevole impulso a queste ricerche fu dato dallo psicologo gestaltista Wolfgang Köhler (1940, e, in collaborazione con Wallach, 1944). Egli interpretava i FAE in termini di saziazione; la prima figura avrebbe “saziato” l'area cerebrale su cui si trasmetteva, provocando così le modificazioni fenomeniche a carico della seconda figura. Tale interpretazione viene messa in dubbio a causa di numerosi risultati sperimentali; è stato per esempio dimostrato che il tempo fra la presentazione delle due figure può essere brevissimo, insufficiente quindi a produrre una saziazione nel senso di Köhler. Le ricerche tendono a dare un'interpretazione di questi fenomeni in termini di inibizione laterale: la presentazione della prima figura provocherebbe fenomeni inibitivi a livello di determinate strutture sensoriali, che si ripercuoterebbero sulla percezione della seconda figura. Da quanto si è detto, è agevole comprendere come i FAE vengano abitualmente distinti in fasi: la prima è quella di ispezione, in cui viene presentata la prima figura (FI); a questa segue l'intervallo; infine si ha la presentazione della seconda figura o figura test (FT); il FAE consiste quindi nella modificazione che compare in FT a seguito della presentazione di FI. Così osservando prima due linee curve in corrispondenza della crocetta (FI), e quindi, dopo un intervallo, una linea retta in assenza delle due curve precedenti (FT), quest'ultima apparirà incurvata in direzione opposta alle prime due. Invece, dopo aver osservato il rettangolo (FT), dei due quadrati (FI) sarà quello di destra, più vicino spazialmente a FT, a essere più modificato percettivamente di quello di sinistra: esso apparirà infatti più piccolo e lontano. Analoga la situazione, in cui si possono osservare anche modificazioni di forma a carico di FT. Un particolare interesse hanno suscitato i cosiddetti effetti retroattivi. Si è cioè dimostrato che si possono avere delle modificazioni percettive del tutto analoghe ai FAE anche se FT precede FI. L'interpretazione di questo fenomeno è però ancora abbastanza incerta.

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