Giórno, Il- (letteratura)

poema didascalico, in endecasillabi sciolti, di G. Parini, diviso in quattro parti: le prime due, il Mattino e il Mezzogiorno, videro la luce rispettivamente nel 1763 e nel 1765; le altre due, originariamente unite con il titolo La sera e poi smembrate nel Vespro e nella Notte, uscirono postume nel 1801. Fingendosi “precettor d'amabil rito”, il poeta insegna al “giovin signore” le occupazioni vacue e frivole cui dedicare l'intero giorno. I costumi, il mondo del tempo sono visti con l'occhio ironico del critico, che si indigna e volge al sarcasmo solo nel corso del pranzo, quando la fatua dama rievoca l'episodio della “vergine cuccia” colpita dal piede villano del servo. Il ricevimento in una casa patrizia, che conclude l'inutile giorno del “giovin signore”, nella caricatura delle assurde manie dei giovani invitati, offre infine la grottesca figurazione di una società in sfacelo. Mentre il Mattino e il Mezzogiorno, nella loro prima edizione, risentono di una poetica più decisamente impegnata in senso illuministico, il Vespro e la Notte, nonché la revisione delle prime due parti, rivelano un minore impegno polemico e una più scaltrita attenzione letteraria, consapevole del nuovo clima instaurato dal neoclassicismo.

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