Hölderlin, Friedrich

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Biografia

Poeta tedesco (Lauffen, Neckar, 1770-Tubinga 1843). Orfano di padre, studiò nel seminario di Maulbronn, nello Stift di Tubinga, dove fu compagno di Hegel e Schelling, e, dopo aver rinunciato all'ufficio di pastore, a Jena, dove frequentò le lezioni di Fichte e di Schiller. Nel 1796 entrò come precettore nella casa del banchiere Gontard di Francoforte, di cui amò la moglie Suzette (cantata col nome di Diotima), ma che nel 1798 lo costrinse ad andarsene. Tormentato dalla necessità economica e non riuscendo a pubblicare le sue opere, andò come precettore a San Gallo e nel 1801-02 a Bordeaux. Ne ritornò in grave stato di sconvolgimento psichico, anche a causa della notizia della morte di Suzette. Trascorsi due anni nella casa della madre a Nürtingen, fu nel 1804-06 a Homburg, sinché fu ricoverato infermo di mente all'ospedale di Tubinga e, nel 1807, affidato alle cure di un falegname. Da allora scrisse sporadicamente versi di stile antiquato, firmandoli Scardanelli e datandoli a secoli prima.

Le opere

L'opera di Hölderlin è caratterizzata da un possente vigore poetico, che ha le sue radici in un'interiorità nella quale si avvertono le inflenze della Rivoluzione francese, del mito etico-estetico della Grecia antica, del divino perenne mediato dal Settecento, di un panteismo di derivazione spinoziana e dell'intuizione idealistica del divenire dialettico. Un'altissima ispirazione profetico-simbolica lo spinse a cercare identificazioni tra la natura (da lui sentita romanticamente) e lo spirito, in esaltate e immense visioni cui sottende l'angoscia dell'impossibile conciliazione tra sentimento e coscienza, e un senso antico, tragico e titanico del fato; gli dei stessi sono ambivalenti, ora partecipi di uno splendente futuro umano-divino, ora creature felici e indifferenti al buio destino dell'uomo. Già nel romanzo lirico, scritto in forma epistolare in una splendida prosa ritmata, Hyperion oder der Eremit in Griechenland (1797-99; Iperione o l'eremita in Grecia), il giovane eroe della lotta greca contro i Turchi, che scorge nell'amata Diotima un simbolo della patria, soccombe alla brutale realtà di tale lotta e, morta Diotima, si rifugia nella disumana, alienante e alienata Germania, sperando di divenire l'educatore di quel popolo. La stessa aspirazione a redimere gli uomini e a immortalarsi è espressa nella tragedia in versi, incompiuta, Der Tod des Empedokles (1797-99; La morte di Empedocle) col suicidio del filosofo. Alle splendide liriche, d'ineguagliata ricchezza metrica, Geh unter, schöne Sonne (Tramonta, bel sole), Abendphantasie (Fantasia serale), Menons Klage um Diotima (Lamento di Menone per Diotima) e Andenken (Ricordo) si affiancano i grandi inni Der Archipelagus, Wie wenn am Feiertage (Come in un giorno di festa), Der Einzige (L'unico), Der Rhein (Il Reno), Die Wanderung (La migrazione), composti fra il 1800 e il 1802, e Patmos (1801-02), ove Hölderlin s'identifica con l'apostolo Giovanni portatore del verbo sulla Terra abbandonata da Cristo e dagli dei e in attesa di una nuova e più grande epifania. Distaccandosi dal retaggio intellettuale settecentesco e dell'epoca classico-romantica e precorrendo di molto la sensibilità dei contemporanei, Hölderlin rimase un incompreso per tutto l'Ottocento: la sua fortuna, giunta nel sec. XX, si deve alla cultura esistenzialista.

Bibliografia

A. Pellegrini, Hölderlin. Storia della critica, Firenze, 1956; J. Beaufret, Hölderlin et Sophocle, Parigi, 1965; G. Solvaj, Friedrich Hölderlin, Parigi, 1977.

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