Jodice, Mimmo

fotografo italiano (Napoli 1934). Appassionato di pittura e scultura, ha cominciato a dedicarsi alla fotografia in forma esclusiva verso la metà degli anni Sessanta, avviando una ricerca sperimentale influenzata dal cubismo e dal surrealismo. Risalgono all'inizio degli anni Settanta le prime mostre importanti (nel 1970 alla galleria Diaframma di Milano, nel 1975 alla galleria Lucio Amelio di Napoli) e l'incarico di docente presso l'Accademia di Belle Arti di Napoli, lasciato solo nel 1994. Dopo la pubblicazione del volume Chi è devoto (1974), indagine antropologica su riti e feste popolari, la sua opera è connotata dalla scoperta dell'impegno sociale attraverso l'approfondimento di varie tematiche, dalla droga alla vita nelle carceri, dall'emarginazione alla malattia mentale. L'inizio degli anni Ottanta ha segnato una svolta, con uno spostamento dello sguardo dell'artista dall'uomo alla città, vista come scenario onirico e metafisico, fonte di un raggelato spaesamento (Vedute di Napoli, 1980; La città invisibile, 1990); in seguito, l'interesse per l'archeologia e la memoria ha spinto Jodice a sottolineare la coesistenza di passato e presente nel paesaggio (Mediterraneo, 1995), in una ricerca ormai svincolata da ogni intento documentario, sempre più attenta ai palpiti interiori e ai segni allusivi di una realtà misteriosa che si cela dietro le apparenze quotidiane (Eden, 1998; Isolario mediterraneo, 2000). Tra le altre opere, Mimmo Jodice fotografie (1988), Confini (1992), Tempo interiore (1993).

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