K'ang Yu-wei

uomo politico, pubblicista e filosofo cinese (Nan-hai 1858-Tsingtao 1927). Leader del movimento riformatore sviluppatosi in Cina alla fine del sec. XIX, propugnò la necessità di riforme che avrebbero dovuto risollevare il Paese dall'arretratezza in cui versava, creando le condizioni per meglio fronteggiare l'aggressione delle potenze occidentali. Convinto monarchico costituzionalista, mantenne per fermo il possesso della terra ai proprietari fondiari. Il suo programma, sostenuto anche da un organo di stampa da lui diretto, fu appoggiato da esponenti della borghesia liberale e dai proprietari fondiari “illuminati” e trovò eco favorevole anche presso l'imperatore Kuang-hsü, che nel giugno 1898 portò K'ang Yu-wei e altri leader riformatori a posizioni di rilievo nel governo. L'opposizione della burocrazia confuciana e dei funzionari di corte, coagulati attorno all'imperatrice vedova Tz'ŭ-hsi, oltreché il carattere verticistico del movimento, portò in capo a tre mesi (giugno-settembre 1898) a un tragico fallimento dell'esperienza riformatrice. Con l'appoggio di Yüan Shih-k'ai, capo delle forze armate, l'imperatrice scatenò una feroce repressione contro i riformatori. K'ang Yu-wei, scampato alla persecuzione, si rifugiò all'estero. Ritornato in Cina nel 1912, coerentemente con le sue teorie politiche si schierò per la ricostituzione della monarchia. Pose fine alla sua attività di riformatore monarchico costituzionalista partecipando nel 1917 al putsch monarchico ordito dal militarista Chang Hsün. Filosoficamente allineato su posizioni idealistiche neo-confuciane, deve quale letterato la sua notorietà a lavori di critica letteraria sui testi confuciani di cui mise in dubbio l'autenticità (Esame di Confucio riformatore, 1897). In esilio scrisse il Libro della grande concordia, in cui teorizzò un'utopistica comunità mondiale, e Viaggio in Italia, impressioni di viaggio sul nostro Paese.

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