Kuṣaṇa

Indice

Storia

(o Kushāna). Dinastia che regnò su gran parte dell'India centro-settentrionale da ca. il sec. I a. C. al III d. C. Kuṣaṇa, nome tribale o di territorio, agli inizi designava una delle 5 tribù degli Yüeh-chih, popolazione iranica stanziata nei territori grosso modo compresi fra il Gobi (a N), i monti Richthofen (a S), il Fiume Giallo (a E) e Tun-huang (a O) e che, in seguito alle spinte Hsiung-nu, si spostò in due riprese verso O, dove li troviamo stanziati, in Sogdiana prima e in Battriana poi, dal sec. II a. C. I Kuṣaṇa iniziarono la conquista a S dell'Hindūkuš prima del 54 d. C. Risale a Kujūla Kadphises, il primo sovrano, il primo riferimento sicuro ai Kuṣaṇa del 64-65 d. C., epoca in cui in mano loro erano i territori a W dell'Indo. Esteso il dominio a E del fiume, i Kuṣaṇa conquistarono Taxila (79 d. C.). Fra il 79 e il 124 d. C. a Kujūla successe Vima Kadphises, che regnò fino al 127-130. All'epoca del memoriale del generale cinese Pan Yung (125 d. C.) i Kuṣaṇa erano padroni del Paňjāb, del Sindh e della parte centrale dell'India settentrionale (bacini del Gange e della Yamunā, con la città di Mathura). L'impero raggiunse la massima estensione sotto Kaniṣka I (dall'Oxus a Benares, dal Kaśmir ai confini con il Gujarat). Scarse le notizie sui tentativi di espansione in Asia Centrale (sotto Vima, Kaniṣka e il successore, Huviṣka). A Kaniṣka risale la fondazione dell'omonima era, la cui data di inizio, probabilmente compresa fra il 78 (coincidente, cioè, con l'era Śaka) e il 144 d. C. è ancora oggetto di numerose controversie. Con Vāsudeva I inizia la decadenza dei Kuṣaṇa definitivamente conquistati dai Sasanidi (ca. 260) il cui territorio, per lo meno fino ca. al 360 costituì una specie di vicereame assegnato in appannaggio all'erede al trono di quest'ultima dinastia.

Arte e iconografia

Si è parlato di un culto dinastico Kuṣāṇa. Il pantheon religioso della dinastia, noto da monumenti e monete, vede la presenza di divinità iraniche ed ellenistiche accanto a quelle indiane (buddhistiche, giaina e indù) con un progressivo calarsi della dinastia nella realtà indiana: la statua di Kaniṣka del devakula di Māṭ (Mathura), dedicato a Śiva, mostra il sovrano con vesti centro-asiatiche e con il daṇḍa (bastone) suddiviso in 4, 8, 16 lati secondo le direzioni dello spazio sulle quali il cakravartin (sovrano universale indiano) esercita il dominio. Il daṇḍa, inoltre, ha l'estremità inferiore a forma di makara, animale mitico e simbolo di Vṛtra, il detentore delle acque, ucciso da Indra per dare inizio alla creazione. Sotto i Kuṣaṇa Śiva assume una posizione di primo piano, come evidente, per esempio, dalla sua invariabile presenza sul rovescio delle monete di Vima e dalle numerose sculture che lo raffigurano sia sotto l'aspetto umano, sia sotto la forma di liṅga (“segno”, termine passato poi a designare il fallo), assoluto indifferenziato nella sua progressiva manifestazione. Ma soprattutto è in epoca Kuṣaṇa, a Mathura e nel Gandhāra, che il Buddha viene raffigurato per la prima volta sotto l'aspetto umano, segno delle profonde trasformazioni avvenute all'epoca nel seno di questa religione.

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