Màntova, Marchesato e Ducato di-

istituito nel sec. XV da Sigismondo di Lussemburgo. Il Marchesato di Mantova ha le sue origini nell'abbattimento della signoria dei Bonacolsi (1328), allorché Luigi Gonzaga fu nominato capitano del popolo con l'esplicito diritto di eleggere il successore e, nel 1329, ottenne da Ludovico il Bavaro il vicariato imperiale della città a cui poco dopo si aggiunse quello di Cremona, Reggiolo e Asola. Da quel momento ebbe inizio la formazione di un vero e proprio principato che culminò nella costituzione del Marchesato (doppio diploma di Sigismondo di Lussemburgo: 1432-33) accompagnato dall'acquisto o dal più fermo possesso di vari luoghi del territorio mantovano (come, per esempio, Bozzolo, Viadana, Ostiglia e Rivarolo). Stretto come era tra Venezia e il Milanese, il nuovo Stato fu però obbligato per lungo tempo a una politica di difesa nei riguardi dell'espansionismo di entrambi i vicini che lo costrinsero a frequenti e pericolosi mutamenti di alleanze. Dopo il trattato dell'8 giugno 1358 che sancì un appena velato predominio dei Visconti, la lotta contro Milano spinse i signori di Mantova a una lunga e violentissima guerra che raggiunse l'acme ai tempi di Francesco Gonzaga. Poco dopo, però, alleatisi agli antichi nemici per poter fronteggiare le mire di conquista veneziane, corsero gravi pericoli e dalla pace di Cremona (1441) furono privati, a favore della Repubblica, di Asola, Lonato e Peschiera. Mentre all'interno, tuttavia, si rafforzavano le strutture civili e fiorivano grandemente le attività pubbliche e private (nascita e sviluppo delle fabbriche di artiglieria, vasta politica di lavori pubblici, incremento dell'industria della lana e dell'agricoltura), il testamento di Luigi III il Turco (1478) che divise lo Stato in numerosi feudi (da cui i principati di Bozzolo, Sabbioneta e Castiglione delle Stiviere, i marchesati di Luzzara, di Gazzuolo e di Castel Goffredo e le signorie di San Martino e Solferino), e la guerra di Ferrara (1482-84) con la conseguente alleanza francoveneta misero in serio pericolo l'esistenza stessa dello Stato. Superata la grave crisi con l'accorta azione di Gianfrancesco, la politica di Mantova si andò sempre più accostando alla parte imperiale ottenendone in premio l'elevazione a ducato nel 1530 e l'annessione del lontano Monferrato nel 1536. Furono, questi, gli anni di maggior splendore della corte gonzaghesca, rafforzata da opportune alleanze matrimoniali e illustrata dalla presenza di artisti, letterati, architetti e pittori tra i primi d'Italia. La politica di prodigalità e la II guerra di successione del Monferrato (1627-31) tramutarono però l'opulenza in rovina. Sconvolte le finanze, saccheggiata dai lanzichenecchi la capitale (1630) e funestato gravemente il territorio dalla guerra e dalla peste, lo Stato decadde rovinosamente senza potersi più risollevare. Con la guerra di successione spagnola, alla morte (1708) di Ferdinando Carlo, alleato dei Francesi, il ducato passò alla casa d'Austria e nel 1745 fu unito allo Stato di Milano.

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