Mónte Áthos

Indice

(Hágion Óros.). Repubblica monastica autonoma della Grecia, 336 km², 1811 ab. (2011), 5 ab./km², capoluogo Karyaí.

Geografia

Si estende su gran parte della penisola omonima, la più orientale delle tre penisole che dalla Calcidica si protendono nel Mar Egeo. Il territorio, di natura calcarea, è prevalentemente montuoso (monte Áthos, 2033 m) ed è ricoperto da estesi boschi e dalla macchia mediterranea. La popolazione, quasi interamente costituita da monaci greco-ortodossi che vivono in 20 conventi, è dedita all'agricoltura e all'allevamento ovino. L'accesso alla penisola è vietato alle donne.

Architettura: i monasteri

La particolare condizione di autonomia politica, economica e amministrativa del Monte Santo permise lo sviluppo di una cultura autoctona che si irradiò, insieme allo spirito religioso, in tutta l'area bizantina, bulgara e romena, assumendo un'importanza sempre maggiore col disgregarsi dell'impero bizantino. Questa tradizione conobbe i suoi momenti di maggior splendore durante il periodo di profondo rinnovamento spirituale e artistico dei Paleologi e nella prima metà del sec. XIX, quando partecipò al risorgimento politico della Grecia. Degli oltre trecento nuclei monastici esistenti nel sec. XIII, ne rimangono venti (di cui alcuni già abbandonati), insieme ai numerosi eremitaggi di monaci che adattano caverne e anfratti naturali della zona montuosa, e alle skite (dodici), insediamenti minori sullo schema dei monasteri. Rimangono inoltre gran parte delle mura e dei sistemi difensivi militari eretti a cominciare dal sec. XIII per la protezione dalle incursioni del Regno Latino e dei pirati dell'Egeo. Nonostante i diversi tipi di ordini religiosi (cenobitico e idiorrythmico), gli organismi monastici seguono lo stesso schema, comune a tutto il mondo bizantino, di recinto rettangolare fortificato con al centro la chiesa, la fontana della purificazione e il refettorio. La struttura della chiesa, a pianta triconca (cioè a tre absidi, una per la celebrazione del rito, quelle laterali per il coro dei monaci), con cupole, derivata da modelli costantinopolitani, fu modello per tutta l'area bizantina. Caratteristici elementi dell'architettura del Monte Santo sono la liti, un grande nartece delle stesse dimensioni della chiesa a cui è anteposta, voltata e cupolata, preceduta a sua volta da un portico, e l'intonaco colorato della muratura esterna della chiesa e del refettorio (azzurro, giallo, rosso, bruno). Il refettorio, da considerarsi edificio religioso in quanto il pranzo in comune rappresenta l'atto finale del rito, è generalmente a pianta cruciforme, con mura esterne rettilinee e mura interne a nicchie profonde. Le fontane della purificazione sono delimitate da un giro di colonne che sostengono una piccola cupola. Le abitazioni dei monaci sono grandi edifici a più piani con portico, loggiati sovrapposti, intonacati in bianco o col mattone a vista, dove si inseriscono decorazioni di ceramica e terracotta smaltata. Fra i monasteri sono da ricordare la Grande Lavra (del 962) e quelli di Vatopedi (fine sec. X), di S. Chilandàr (1197), che conservano preziosi affreschi della scuola macedone dei sec. XIV XVI. Nella Grande Lavra e nel monastero di Stavronikita lavorò il grande pittore cretese Teofane. Le ricchissime biblioteche conservano preziosi manoscritti, codici ed evangeliari di fondamentale importanza per la civiltà bizantina. Per la sua importanza culturale e naturalistica nel 1988 è stato inserito nelle liste del Patrimonio dell'Umanità dell'UNESCO.

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