Magnèlli, Albèrto

pittore italiano (Firenze 1888-Meudon 1971). Autodidatta, maturò la sua formazione artistica sullo studio della pittura toscana del Quattrocento, da cui trasse quegli elementi di costruzione formale che più tardi si ritrovano nelle sue liriche composizioni astratte di impianto architettonico. A Firenze (1913) fu a contatto con l'ambiente culturale di Lacerba; a Parigi, nel 1914, frequentò Apollinaire, Max Jacob, Picasso, Léger, Delaunay. Nelle opere prodotte tra il 1914 e il 1917 emergono successivamente influenze matissiane (La femme au tablier violet, 1914, Parigi, Musée National d'Art Moderne) e di Delaunay nella ricerca di semplificazione formale, secondo i suggerimenti della sintesi cromatica del cubismo orfico; in questo stesso periodo Magnelli realizzò le sue prime opere astratte. Dopo la serie delle Esplosioni liriche (1918), basate sull'articolazione dell'ordito cromatico, l'artista sviluppò (1920-30) una pittura figurativa di intonazione “classica”. Dopo un periodo di crisi, ritornò all'espressione astratta attuatasi con il trasferimento a Parigi nel 1931 e segnata dalla successiva produzione del cosiddetto “periodo delle rocce e delle pietre”. Dal 1935 al 1945 proseguì nella sua coerente ricerca nel campo dell'arte non figurativa, giungendo alla creazione di limpide figure geometriche rigorosamente definite in uno spazio non precostituito ma a esse connaturato e definendo così le linee essenziali della sua pittura successiva (En même temps, 1942; Nature satellique, 1956, Parigi, Galerie de France; Ramificazione, Firenze, Galleria d'Arte Moderna).

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