Malherbe, François de-

poeta francese (Caen 1555-Parigi 1628). Terminati gli studi, seguì Henri d'Angoulême ad Aix, dove sposò la figlia di un magistrato e rimase fino alla morte del suo protettore. Si trasferì nuovamente in Normandia, e poi ancora in Provenza, a quarant'anni e con pochi versi al suo attivo, quasi solo il poemetto baroccheggiante Les larmes de Saint-Pierre (1587), libera imitazione del Tansillo. Un'Ode à la reine Marie de Médicis sur sa bienvenue en France (1600) gli diede la notorietà. Nel 1605, grazie all'intervento del vescovo Du Perron e del poeta Vauquelin des Yveteaux, fu assunto a corte dove in qualità di poeta ufficiale, eccelse sotto Enrico IV, Maria de' Medici, Luigi XIII. Severissimo con se stesso e con gli altri, non indulse alla copiosità. La sua poesia, che non riflette generalmente un sentimento autenticamente vissuto ma la ricerca di un rigore formale, comprende sonetti d'amore, balletti e poesie di circostanza, stanze, tra cui la celebre Consolation à M. Du Périer (1599), odi, tra cui Ode au roi Louis XIII allant châtier la rébellion des Rochelois (1628). Tradusse Seneca e Tito Livio, diede alcune belle parafrasi dei Salmi e infine il celebre Commentaire sur Desportes, dal quale Ferdinand Brunot ha estratto la dottrina letteraria che Malherbe non espresse sistematicamente in nessuna opera, prodigandola invece ai poeti del tempo (in particolare a Racan e Maynard). L'importanza di Malherbe è legata soprattutto alla riforma della lingua e della versificazione, che egli intraprese opponendosi all'arte libera della Pléiade. Sostenne l'esigenza di una lingua poetica chiara e semplice, accessibile a tutti (la lingua dell'uso), e impose regole ferree alla versificazione aprendo, nella letteratura francese, un processo irreversibile verso la chiarezza e la semplicità del classicismo.

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