Malraux, André

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scrittore e uomo politico francese (Parigi 1901-1976). Dedicatosi a studi di archeologia e di orientalismo, fu subito a contatto col mondo delle lettere. Conobbe Cendrars e Carco e già a vent'anni pubblicò Lunes en papier, piccolo manifesto di cubismo letterario. Assetato di avventure, o forse col desiderio di confrontare le creazioni della fantasia con la realtà della vita, nel 1923 partì in missione archeologica nel Laos. Fu poi a Saigon, dove rimase fino al 1925. Spirito inquieto, anticonformista, nemico di ogni oppressione, simpatizzò con gli indigeni che mal sopportavano il dominio francese e collaborò con il movimento Giovane Annam, fondando anche il giornale Indochine. Dall'esperienza asiatica trasse materia per la sua opera letteraria successiva. Dopo aver pubblicato La tentation de l'Occident (1926) e D'une jeunesse européenne (1927) sulla decadenza della cultura occidentale, tornò in patria dove, passata quasi inosservata la pubblicazione di Royaume Farfelu (1928), una specie di prova dei romanzi che lo hanno reso poi celebre, diede alle stampe il suo primo capolavoro, Les conquérants (1928; I conquistatori), in cui il rivoluzionario e lo scrittore rivelano tutto il loro vigore e la loro profondità. Uomo di sinistra, Malraux ha vissuto con coerenza la sua rabbia contestatrice, di rivolta, affrontando l'enigmatica società contemporanea nell'insegnamento della Rivoluzione russa e nelle lotte condotte dalla Cina per il suo rinnovamento. Les conquérants, che è la storia di una congiura di ribelli cinesi contro l'imperialismo britannico, è, in sostanza, il simbolo della lotta contro l'imperialismo tout-court, quello che Malraux avrebbe combattuto contro Hitler come membro del Comitato Mondiale Antifascista, contro Franco battendosi come aviatore (1936) nelle file repubblicane, contro Stalin, quando la firma del patto tedesco-sovietico (1939) lo avrebbe fatto insorgere per respingere un compromesso inaccettabile per chi al fascismo e al nazismo non poteva concedere un solo istante di tregua. Intanto nel 1933 Malraux aveva cominciato a pubblicare a puntate il suo romanzo più impegnativo e più alto, che lo colloca accanto ai più grandi scrittori del suo tempo: Changai 1927 ou La condition humaine. L'opera, divenuta famosa col secondo titolo La condizione umana, apparve in volume nel 1933. La penetrante indagine psicologica di rivoluzionari che vanno incontro alla morte con serenità per aver dedicato tutta la loro vita, affetti, ambizioni, amore, alla causa, che non è quella della rivolta pura, ma della rigenerazione dell'umanità, fu come una staffilata sul volto di un mondo che non sembrava avvertire il pericolo costituito dal proliferare della peste fascista, che Camus avrebbe analizzato a posteriori. Malraux, uomo di penna e d'azione, continuò a battere la sua strada, pubblicando L'espoir (1937; da lui stesso tradotto in film con la collaborazione di Denis Marion), ancora sul tema della rivoluzione, quasi un contrappunto accademico alla violenza viscerale, eppur lucidissima, de La condizione umana. La guerra e soprattutto la Resistenza, alla quale Malraux diede tutto il suo apporto di combattente e di pensatore, gli ispirarono La lutte avec l'ange (1943), di cui si salvò solo Le Noyers de l'Altenburg. Ma il nuovo corso del suo ideale politico nacque dall'incontro con De Gaulle (1945). Quasi per un faustismo nietzschiano insopprimibile, Malraux appoggiò il generale nella sua azione di governo, trasferendo nel riformismo del generale il senso della rivoluzione. Come ministro della Cultura condivise il pensiero di De Gaulle sulla restaurazione dei valori delle lettere e delle arti intesi come elemento di progresso in un mondo destinato a sterminio e a fallimento. Le ricerche di storia dell'arte gli hanno ispirato ottimi testi d'arte figurativa come Le musée imaginaire (1947), La psychologie de l'art (1948) e soprattutto Le musée imaginaire de la culture mondiale (1952-55) e la Métamorphose des dieux (1957), a coronamento di una visione artistica universale, dove il linguaggio dell'arte diventa il filo conduttore della civiltà, filo nascosto ma presente anche ne La tête d'obsidienne (1974). Tra le sue ultime opere: Lazare, L'irréel (1974) e Hôtes de passage (1975). L'uomo politico, testimone inquieto della tragicità odierna, che negli Antimémoires (1967) evocò, con spirito polemico ma non con volontà di ferire, il mondo delle sue drammatiche esperienze, cedette il posto al demiurgo illuminato che ebbe fede nella rigenerazione del mondo attraverso i valori dello spirito, o meglio, della cultura.

Bibliografia

A. Brincourt, Malraux ou le temps du silence, Parigi, 1966; P. Sabourin, Réflexions sur l'art d'André Malraux: origines et évolution, Parigi, 1972; B. Friang, Un autre Malraux, Parigi, 1977; Cl. Tannery, Malraux, l'agnostique absolu, Parigi, 1985; Ch. Moatti, Les personnages d'André Malraux. Le prédicateur et ses masques, Parigi, 1987.

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