Montaigne, Michel Eyquem de-

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Vita e opere

Moralista francese (castello di Montaigne, Périgord, 1533-1592). Nel castello paterno ricevette un'educazione libera e originale, secondo i metodi pedagogici del Rinascimento italiano che il padre, soldato di Francesco I, aveva avuto modo di apprezzare. Dal 1539 al 1546 proseguì gli studi, inutili e pedanteschi a suo dire, al collegio di Duyenne, a Bordeaux e quindi alla facoltà di diritto di Tolosa. Nel 1554 entrò come consigliere alla Cour des aides di Périguex e nel 1557 divenne membro del Parlamento di Bordeaux, dove conobbe Étienne de La Boétie (morto prematuramente nel 1563: Montaigne si farà editore postumo della sua opera). Alla morte del padre, nel 1568, Montaigne divenne proprietario del castello e decise di abbandonare la carica di consigliere (1570) per vivere nelle proprie terre. Difficile spiegare, se non con il desiderio di assoluta indipendenza che egli nutriva, tale rinuncia per un gentiluomo che era già stato al seguito della corte in due occasioni, nel 1558 e nel 1562, e che era stato insignito del titolo di gentiluomo di camera del re. Il suo isolamento non fu tuttavia totale, poiché ricorsero più volte alle sue doti di prudenza e moderazione per difficili negoziati durante il periodo torbido delle guerre di religione. Nel ritiro fervido di studi (lesse Seneca, Catone, Plutarco, gli scettici) cominciò a raccogliere le sue riflessioni per la prima edizione degli Essais (Saggi), uscita in 2 vol. a Bordeaux nel 1580; saggi intrapresi, egli assicura, per studiare se stesso e farsi conoscere da amici e familiari. Il suo pensiero in questa fase oscilla tra stoicismo e scetticismo, tra l'affermazione del dominio della volontà e della ragione sulle passioni e le inquietudini che accompagnano il rifiuto del dogmatismo, alla luce dei fatti dell'esperienza, sintetizzato nel motto Que sais-je?, tratto da Sesto Empirico. Espose lungamente le sue idee sullo scetticismo nell'Apologie de Raymond de Sebond (Libro II, 12), che doveva introdurre la traduzione fatta qualche anno prima della Theologia naturalis del catalano Ramón Sabunde del sec. XV. Dopo la pubblicazione dei Saggi intraprese un lungo viaggio attraverso l'Europa per curarsi del “male della pietra”. Attraverso la Baviera e la Svizzera giunse in Italia e soggiornò soprattutto a Roma. Le sue impressioni sono raccolte nel Journal de voyage, redatto in italiano e in francese (e scritto in parte da un segretario), rimasto inedito per due secoli e conosciuto solo nel 1774. Ai Bagni di Lucca ricevette la notizia della sua elezione a sindaco di Bordeaux, carica che tenne saggiamente, destreggiandosi abilmente tra Enrico di Navarra ed Enrico III, tra la Lega Cattolica e i protestanti, dal 1581 al 1585. In quell'anno la peste lo costrinse ad abbandonare il castello, dove fece ritorno all'inizio del 1586. Riprese la stesura dei Saggi, ampliando con nuove osservazioni i primi due libri e aggiungendone un terzo, nel quale assume lo studio di se stesso come esempio dell'“essere universale”. Nel 1588 uscì la nuova edizione e negli ultimi anni Montaigne attese alla riedizione dell'opera, che la morte gli impedì di realizzare e che avvenne nel 1595 per merito dei suoi esecutori testamentari, Pierre de Brach e Marie de Gournay, la fille d'alliance incontrata durante l'ultimo viaggio a Parigi.

Pensiero

Attraverso le varie fasi dell'opera emergono alcune costanti della figura di Montaigne: quella dell'umanista immerso nei libri e insieme quella dell'honnête homme, sensibile ai piaceri, moderato, tollerante, modello ante litteram dell'uomo ideale del sec. XVII. Per la loro stessa concezione, i Saggi non forniscono una trattazione sistematica del pensiero di Montaigne, ma procedono per temi, seguendo stimoli occasionali. In essi Montaigne ricerca l'uomo, ma sa trovare solo l'individuo, la cui vita è preda di continui mutamenti. Di qui l'impossibilità di raggiungere conoscenze certe, di poter assumere un criterio sicuro di giudizio; la sua ricerca rimane quindi ancorata a un atteggiamento scettico. Per la vita pratica Montaigne raccomanda lo spirito di tolleranza, il rispetto delle leggi e un certo distacco dalle cose mondane; nel problema pedagogico egli s'ispira ai principi liberali e naturalistici del Rinascimento. La duratura attrazione esercitata attraverso i secoli da Montaigne va cercata nella sua apertura di spirito, nella profondità dei problemi posti e infine, in epoca moderna, nella piena assunzione della sua lezione d'individualismo.

J. Chateau, Montaigne, psychologue et pédagogue, Parigi, 1964; E. Marcu, Réportoire des idées de Montaigne, Ginevra, 1965; Ph-P. Hallie, The Scar of Montaigne an Essay in Personal Philosophy, Middleton (Connecticut), 1966; G. Nakam, Montaigne et son temps. Les évenements et les “Essais”, Parigi, 1982; Fr. Rigolot, Les métamorphoses de Montaigne, Parigi, 1988; M. E. Blanchard, Trois portraits de Montaigne; essai sur la représentation à la Renaissance, Parigi, 1990; F. Garavini, Mostri e chimere. Montaigne, il testo e il fantasma, Bologna, 1991.

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