(République du Niger). Stato dell'Africa centrosettentrionale (1.267.000 km²). Capitale: Niamey. Divisione amministrativa: dipartimenti (8). Popolazione: 14.296.816 ab. (stima 2008). Lingua: francese (ufficiale), djerma, hausa, idiomi locali, kanuri, poular, tamachek. Religione: musulmani sunniti 88,7%, animisti/credenze tradizionali 11%, altri 0,3%. Unità monetaria: franco CFA (100 centesimi). Indice di sviluppo umano: 0,370 (174° posto). Confini: Algeria e Libia (N), Ciad (E), Benin e Nigeria (S), Burkina Faso (SW), Mali (W). Membro di: CEDEAO, OCI, ONU, UA e WTO, associato UE.

Generalità

Privo di accesso al mare, è limitato a SW dal grande fiume che gli dà il nome. Tipico esempio di Stato sorto artificialmente dalla spartizione coloniale e divenuto indipendente nel 1960, il Niger corrisponde all'omonimo ex territorio dell'Africa Occidentale Francese; include a S una breve fascia sudanese e saheliana (o subsahariana), al centro e a N un'ampia sezione propriamente sahariana. Condizionato dalla siccità, presenta un territorio complessivamente desertico (ben l'86%), con il massimo del popolamento concentrato nella regione sudoccidentale. Ecologicamente fragile, il Niger appare sprovvisto anche di vie di comunicazione moderne e di risorse esportabili, configurandosi come il Paese che, nell'area, versa nelle condizioni più critiche. Nonostante i tentativi degli anni Settanta del Novecento per uscire dal sottosviluppo grazie allo sfruttamento dell'uranio, a partire dagli anni Ottanta l'assottigliamento delle rendite minerarie ha reso la sopravvivenza economica del Paese dipendente dagli aiuti internazionali e dall'esito delle trattative sulla riduzione del debito estero.

Lo Stato

Il Niger è una Repubblica. In base alla Costituzione del 1996, modificata con referendum nel 1999, il potere esecutivo è esercitato dal presidente della Repubblica, eletto a suffragio diretto con mandato di 5 anni, al pari dell'Assemblea nazionale cui spetta il potere legislativo. Il sistema giudiziario nel 1999 ha visto la sospensione della Corte suprema, massimo grado di giudizio del Paese, le cui funzioni sono state divise fra l'Alta corte dello Stato, cui compete il giudizio sui pubblici ufficiali, e la Corte per la sicurezza dello Stato, che funge anche da corte marziale. A livello inferiore troviamo le Corti d'assise e d'appello, e i tribunali di prima istanza. Importante è la figura del giudice di pace, che però ha poteri limitati. La pena di morte è in vigore, ma le esecuzioni non hanno più luogo dal 1976. La difesa del Paese è affidata all'esercito e all'aviazione, accanto a cui lavorano la polizia e la guardia repubblicana, due organizzazioni paramilitari. Il servizio militare viene effettuato su base selettiva e dura 2 anni. Nonostante l'istruzione sia obbligatoria e gratuita dai 7 ai 15 anni, il tasso di analfabetismo è fra i più alti del mondo, ammontando al 71,3% nel 2006. La diffusione dell'istruzione incontra difficoltà soprattutto in quanto la popolazione è disseminata su un territorio vastissimo. La scuola primaria dura 6 anni, a partire dai 7 anni d'età. A 13 anni ha inizio la scuola secondaria, che si divide al suo interno in due cicli: il primo di 4 anni, comprende l'ultimo biennio dell'istruzione obbligatoria, e il secondo di 3 anni di indirizzo, specialmente professionale o tecnico. Le università presenti nel Paese sono due, una a Niamey, fondata nel 1973, l'altra a Say, fondata nel 1987.

Territorio: geografia fisica

Dal punto di vista morfologico il territorio del Niger non è molto accidentato. Le sue superfici sono per lo più peneplanate e gli unici rilievi si trovano nella regione sahariana, dove, quasi al centro del Paese, s'innalza il massiccio dell'Aïr (o Azbine), elevazione dello zoccolo archeozoico cristallino alla cui attivazione endogena si devono le formazioni vulcaniche della zona. L'Aïr raggiunge l'altezza massima di 2022 m (Idoûkâl-en-Taghès) ed è formato da lunghe dorsali rocciose che si distendono verso le sottostanti superfici di rocce paleozoiche, cui cedono nelle aree più depresse tavolati sedimentari mesozoici e cenozoici; verso NE, al di là della vasta regione prevalentemente sabbiosa del Ténéré, una delle più ingrate di tutto il Sahara, il terreno si rialza nell'altopiano (Plateau) del Djado, prosecuzione dei rilievi del Fezzan (Libia). Pianeggiante è tutto il Niger meridionale, che soprattutto si abbassa in corrispondenza della vasta subsidenza del lago Ciad a SE, della depressione solcata dal fiume Niger a SW. Lunghe vallate fossili, testimoni di un'idrografia un tempo vigorosa, si dipartono dall'Aïr svolgendosi verso le due depressioni sopracitate; tra queste vallate, morfologicamente ancora caratterizzate dalle tracce di un'attività erosiva in ambiente non arido, una delle più marcate è quella dell'Azaouak, che solca le discese, spesso ciottolose, di Talak e tende verso il corso del Niger. In corrispondenza di queste antiche valli fluviali si trovano le oasi, numerose soprattutto nella sezione orientale (oasi di Bilma, Dirkou, Aney ecc.) dove si hanno affioramenti di falde acquifere alimentate dall'altopiano del Djado. § La rete idrografica, estremamente povera, s'incentra su vari uidian, tutti diretti da N a S, i cui alvei sono occupati da acque solo all'epoca delle piogge. Grosso modo metà del territorio è inclusa nel bacino endoreico del lago Ciad (uadi Dilia e altri), sulle cui rive settentrionali si affaccia il Niger; l'altra metà tributa al fiume Niger, uno dei massimi fiumi africani, che attraversa però solo marginalmente il Paese per circa 500 km, in gran parte navigabili. § Il clima varia da S a N in rapporto alla diversa penetrazione delle masse d'aria atlantica provenienti dal golfo di Guinea e si manifesta, durante i mesi estivi, per l'allentarsi del regime anticiclonico sulle superfici continentali sahariane. Le due stagioni sono marcatamente caratterizzate in tutto il Paese (quella secca va da ottobre a giugno, quella piovosa interessa soprattutto luglio e agosto) ma nella zona sahariana la stagione delle piogge è breve e quasi insensibile, divenendo via via più rilevante verso S: qui le precipitazioni raggiungono annualmente i 500 mm, diminuendo progressivamente verso N. Nel Niger settentrionale in certe annate possono completamente mancare le precipitazioni, e in ogni caso vi è un'irregolarità nel regime delle piogge che ogni tanto, forse ciclicamente, determina situazioni critiche nel Paese. Annate siccitose si sono verificate verso il 1919 e un periodo difficile è stato quello recente, tra il 1970 e il 1973. Vento caratteristico è l'harmattan, che d'inverno spira da N e NE. La temperatura raggiunge i valori più elevati nel deserto, dove sono forti le escursioni termiche giornaliere; la media è sui 28 ºC, ma i valori diurni possono facilmente toccare i 38 ºC.

Territorio: geografia umana

Così come la vita vegetale, anche quella antropica dipende essenzialmente dalle condizioni ambientali. La popolazione è rada nella fascia sahariana e si concentra per il 70-80% nell'estrema area meridionale, cioè lungo l'asse Zinder-Maradi-Niamey; un relativo addensamento si ha anche lungo le rive del Niger. Benché unita dalla comune religione islamica, la popolazione del Niger – punto d'incontro di razze nere e bianche – è divisa in numerosi gruppi etnici, divisione aggravata da un certo antagonismo tra nomadi e sedentari, tra pastori e coltivatori. Il gruppo più numeroso è quello degli hausa (o haussa, 55,3% ), popolazione sudanese, cioè nera, che vive anche nella Nigeria. Gli hausa sono stanziati nella fascia meridionale tra Zinder e Maradi e praticano l'agricoltura (anche di piantagione; a essi in particolare si deve la ricca produzione di arachidi) e il commercio. Lungo il Niger si trovano i djerma-songhai (21%), appartenenti al gruppo etnolinguistico dei mandingo, sudanesi anch'essi e che formano uno dei gruppi più rappresentativi del Paese, eredi del grande impero omonimo fiorito all'ansa del Niger, coltivatori e allevatori. I songhai sono affini ai tuareg. Tra le popolazioni che praticano l'agricoltura sudanese si annoverano inoltre i kanuri manga (4,7%) . Tra i popoli allevatori il più numeroso è quello dei fulbe (o fulani, 8,5%); gran parte dei fulbe (come i bororo) vivono nel sahel facendo migrazioni stagionali con le loro mandrie, ruotando intorno all'importante mercato di Tahoua, ma gruppi minori sono ormai agricoltori sedentarizzati nel Sud. Nella regione sahariana vivono i tuaregh (9,3%), allevatori nomadi per eccellenza, e i bellah, loro antichi servitori (haratin) di origine nera. Sul finire del sec. XX, a causa della spaventosa siccità, molti tuareg hanno abbandonato le loro oasi e si sono spostati verso S; la loro integrazione risulta però difficile, anche perché sono le genti sedentarie del Sud ad avere in mano la guida del Paese. Nel territorio vivono anche arabi (0,4%), toubou (0,4%), gourmantché (0,3%) e altre minoranze (0,1%). La popolazione ha registrato negli ultimi decenni un notevole aumento; nel 1926 nel Paese vi erano 1,2 milioni di persone, divenuti 2,5 milioni al censimento 1959-60 e oltre 10 milioni nel 2000. Tranne i fulbe allevatori, che vivono in capanne spostandosi continuamente, e i tuareg che però fanno capo alle oasi, la popolazione vive essenzialmente in villaggi. La densità di popolazione è piuttosto scarsa (11 ab./km²; le città ospitano solo un sesto del totale (nel 2007 era il 18%) e, tranne Niamey, sono di modeste dimensioni; svolgono funzioni di mercato, oltre che amministrative. I maggiori centri sono Zinder, antica sede sultanale hausa e oggi centro di attrazione di una vasta area agricola, Maradi e Tahoua, tutti nel Niger meridionale, mentre nella regione dell'Aïr è Agadèz, importante stazione sulla Transahariana e base operativa per le ricerche di uranio nella zona. Niamey è stata valorizzata dai francesi in quanto capoluogo già in epoca coloniale, favorita dalla sua posizione sul Niger. È centro commerciale vivace e nodo di comunicazioni all'incrocio tra l'asse fluviale e la direttrice stradale che dal Mali porta al Benin, attraversando la fascia sudanese.

Territorio: ambiente

Con il mutare delle precipitazioni, muta anche l'ambiente vegetale, che forma successive fasce: dalle rade savane arborate nel S, si passa progressivamente alla steppa nel centro e al deserto a N. Nella regione sahariana la vegetazione scompare quasi del tutto: riappare solo nelle oasi, dove si ritrovano tutti gli aspetti vegetali, legati all'attività umana, propri delle zone desertiche (palme da dattero, colture orticole ecc.). La fauna rispecchia l'ambiente vegetale e nel deserto l'animale più comune è certamente il cammello, ma è possibile imbattersi anche in gazzelle e fennec. Se nel resto del Paese la fauna è scarsa (solo qualche ippopotamo e qualche giraffa), spostandosi verso il Parco Nazionale di W, dichiarato patrimonio mondiale dell'umanità dall'UNESCO nel 1996, lo spettacolo cambia e la natura si mostra in tutti i suoi aspetti migliori: qui infatti vivono animali di ogni genere, elefanti, antilopi, leoni, leopardi, ghepardi e innumerevoli varietà di uccelli. Il principale problema ambientale del Niger è il progressivo aumento della desertificazione, causato principalmente dal disboscamento e dall'uso intensivo delle terre da pascolo. Il bracconaggio e la distruzione dell'habitat naturale sono le principali cause della decimazione di esemplari di alcune specie di animali come elefanti, giraffe e ippopotami. Il 6,6% del territorio è protetto sotto forma di parchi nazionali e riserve, tra le quali la Riserva naturale di Aïr-Ténéré dichiarata patrimonio mondiale nel 1991 e già l'anno seguente entrata a far parte della lista dei siti in pericolo.

Economia: generalità

Il Niger è uno degli Stati più poveri del mondo: il PIL nel 2008 era di 5.379 ml $ USA, mentre il suo PIL pro capite era di 391 $ USA. L'arretratezza economica è il risultato soprattutto di condizioni ambientali particolarmente avverse; il Paese è infatti isolato nell'interno del continente, privo di sbocchi e di comunicazioni, con un territorio in gran parte costituito da aree desertiche: oltre il 75% del Niger riceve meno di 250 mm annui di precipitazioni. A ciò si aggiunga l'ormai secolare impoverimento della fascia saheliana (comune in verità a tanti altri Stati dell'Africa tropicale) con il relativo spostamento, favorito anche dal colonialismo, della popolazione da N a S con il conseguente abbandono e degrado delle regioni centrosettentrionali. La dominazione francese fece ben poco per potenziare l'economia, date le limitate prospettive offerte dal Paese; venne però avviata la coltivazione su scala commerciale delle arachidi nell'estrema fascia meridionale, dove si concentrano le principali attività economiche, tra Maradi, Zinder e Niamey. Neanche con l'indipendenza la situazione mutò in modo rilevante; il governo continuò a basarsi sugli aiuti e sulle direttrici economiche impostate dai francesi e in larga misura anche dagli Stati Uniti: le ricche miniere di uranio di Arlit, scoperte nel 1966 e il cui sfruttamento era iniziato cinque anni dopo vennero gestite congiuntamente dal governo di Niamey e da una società francese (che aveva anzi la maggioranza assoluta delle quote azionarie). All'inizio degli anni Novanta, nuove crisi legate all'irregolarità delle precipitazioni (troppo anticipate e, in alcuni distretti meridionali, tanto violente da sradicare le piante di miglio) rischiarono di compromettere la sopravvivenza stessa delle popolazioni locali, giunte allo stremo delle risorse e costrette a vendere i capi ovini e caprini superstiti. Fortunatamente, la situazione in seguito migliorò grazie a piogge abbondanti e tornate a regime. Comunque, a causa del costante rischio di siccità, l'irrigazione divenne l'unica soluzione organica, perseguita già dal piano di sviluppo già del 1987-91 sopratutto nelle aree della valle del fiume Niger e lungo il confine con la Nigeria, nella regione a N del massiccio di Arlit e in quella di Bilma, ma le difficoltà finanziarie ostacolarono il progetto di una grande diga sul Niger e le divisioni etniche resero ostica l'accettazione di questa fondamentale innovazione. Negli ultimi anni del sec. XX la politica economica del Niger si indirizzò verso una più marcata autonomia nell'ambito internazionale, concretatasi in un crescente allentamento dei legami di dipendenza con la Francia e nell'instaurazione di più stretti rapporti commerciali con vari altri Paesi, come la vicina Nigeria, l'Algeria, la Cina ecc. Il ruolo forte esercitato dallo Stato in campo economico, che non impedì comunque la formazione un numero considerevole di piccole aziende private, favorì la nascita di un'industria estrattiva, di imprese statali nel settore edilizio, dei trasporti e alimentare. Nonostante questo il Niger, nel primo decennio del Duemila, è un Paese fortemente dipendente dagli aiuti internazionali: la cancellazione totale del debito estero da parte del FMI nel 2005 non è servita a risollevare la precaria economia di questo Stato africano.

Economia: agricoltura, allevamento e pesca

La superficie territoriale è naturalmente sfruttabile solo in aree assai esigue. L'estrema fascia meridionale è l'unica a essere coltivabile senza irrigazione e perciò è destinata essenzialmente all'agricoltura; la zona saheliana centrale è adibita in prevalenza all'allevamento, peraltro nomadico; infine il Nord per la mancanza pressoché totale di precipitazioni consente solo le colture nelle oasi: cereali, ortaggi, palme da dattero. Fra le coltivazioni cerealicole tradizionali spiccano il miglio e il sorgo; lungo il Niger è stata anche introdotta con discreto successo la risicoltura. Altre coltivazioni alimentari fondamentali sono la manioca e la batata, nonché vari ortaggi come cipolle, pomodori ecc. Il principale prodotto commerciale è invece costituito dalle arachidi, peraltro in netta diminuzione rispetto al passato; è altresì praticata una modesta cotonicoltura. § L'allevamento, benché frenato dalla scarsità di acqua, avvia carne e pelli all'esportazione; predominano gli ovini e i caprini, seguiti dai bovini e dai volatili da cortile. § Scarso rilievo, nonostante i cospicui investimenti degli anni Ottanta del sec XX, ha invece la pesca, che viene praticata nel lago Ciad e lungo i fiumi Niger e Komadugu.

Economia: industria e risorse minerarie

Il settore industriale è poco sviluppato, con impianti modesti e spesso obsoleti. Stabilimenti per la per la creazione di olio d'arachide e per la lavorazione del cotone sono attivi nella capitale; esistono anche alcune concerie, stabilimenti agroalimentari e, a Malora, è attivo un cementificio ampliato anche grazie a investimenti da parte della Cina. § In Niger è accertata la presenza di vari minerali come ferro, cassiterite, stagno, tungsteno, fosfati, carbone e petrolio, tuttavia solo in minima parte sfruttati. Gli interessi internazionali sono in effetti volti allo sfruttamento dei giacimenti di uranio (dal 1978 si scava anche nelle miniere di Akuota), minerale di cui il Niger è un importante produttore a livelli mondiali.

Economia: commercio e comunicazioni

Il commercio interno si svolge ancora in gran parte in modo tradizionale, tra nomadi o seminomadi e sedentari; è comunque molto limitato. Quanto agli scambi con l'estero il Niger esporta sopratutto uranio e per il rimanente animali, prodotti zootecnici (carni, cuoio e pelli), arachidi e suoi derivati, mentre importa in prevalenza macchinari, veicoli, prodotti petroliferi, tessuti; la bilancia commerciale ha in genere passivi abbastanza contenuti. L'interscambio si svolge tuttora con Stati Uniti, Francia e Nigeria. § Le vie di comunicazione sono inadeguate: mancano le ferrovie e le strade si sviluppavano per 18.400 km nel 2005. Le due maggiori arterie stradali solcano da N a S il Paese, collegandolo con quasi tutti gli Stati circostanti. Il fiume Niger è navigabile per ca. 300 km; la città di Gaya, situata sul Niger presso il confine con il Benin e la Nigeria, è il maggior porto fluviale del Paese; nel 1973 è stata aperta la via d'acqua Gaya-Port Harcourt, attivo porto della Nigeria sul golfo di Guinea, dando così al Niger un accesso diretto al mare. Il principale aeroporto è quello internazionale della capitale.

Storia: dalle origini alla colonizzazione francese

L'area geografica corrispondente all'attuale Niger ha rivelato numerose vestigia di insediamento umano d'epoca neolitica, mentre scarse sono quelle di epoca paleolitica. Già ai tempi di Cartagine e di Roma il territorio fu collegato all'Africa del Nord da vie carovaniere. Nei sec. XIII e XIV le regioni occidentali del Niger caddero sotto l'influenza dell'impero del Mali e, successivamente, di quello Songhai, il cui imperatore Askiya il Grande (Muḥammad I) si impadronì nel 1515 di Agadèz. Dopo la conquista marocchina del Songhai (1591), si formarono nell'area tra Niamey e Agadèz vari regni songhai autonomi di scarsa rilevanza. Sempre nell'area occidentale si affermarono altri regni che ebbero interessanti sviluppi, come quelli di Dendi e di Djerma (sec. XVI-XVIII); notevole peso ebbero poi, a partire dai sec. XVIII e XIX, l'emigrazione fulbe e la pressione tuaregh. La parte occidentale del Niger attuale fu invece profondamente influenzata dal regno di Kanem prima (sec. XIII-XIV) e di Bornu poi. All'inizio del 1800, a opera del marabutto Cheirh Lamine si insediò in tali regioni una nuova dinastia, travolta più tardi dall'attacco dell'avventuriero Rabah che tiranneggiò il Paese fino allo scontro decisivo con le forze francesi che lo sconfissero e lo uccisero nel 1900. Il territorio del Niger, già descritto da viaggiatori arabi come Ibn Baṭṭūṭa, Ibn Khaldūn e Leone l'Africano (sec. XIV-XVI), cominciò a essere esplorato dagli europei solo alla fine del sec. XVIII con Mungo Park. Seguirono nel sec. XIX le esplorazioni di Denham, di Clapperton, di Barth, di Nachtigal, di Monteil, ecc. Francia e Inghilterra – che dopo la Conferenza di Berlino (1885) si disputavano il controllo dell'Africa sub-sahariana – definirono le rispettive zone d'influenza nel Niger tra il 1890 e il 1899, mentre i confini con la Libia furono delimitati con l'Italia nel 1935. Organizzato dapprima in tre territori o zone militari (1899-1900), il Niger fu gradualmente pacificato e quindi amministrativamente riorganizzato nel 1911 per diventare nel 1922 una colonia nel contesto della Federazione dell'Africa Occidentale Francese. Trasformato nel 1946 in Territorio d'Oltremare dell'Unione francese, esso poté giovarsi delle riforme introdotte dalla Loi-cadre (1956) e optare poi, col referendum del 1958, per l'ingresso nella Comunità francese, come Repubblica autonoma.

Storia: una difficile indipendenza

Sotto la guida di Hamani Diori, che eliminò il partito d'opposizione Sawaba, il Niger accedette alla piena indipendenza nel 1960 e si diede una nuova Costituzione, diventando una Repubblica di tipo presidenziale, nella quale H. Diori era insieme capo dello Stato, capo del governo e capo del partito unico (Parti Progressiste Nigérien). Nel 1974 un colpo di stato, attuato dal colonnello Seyni Kountché, rovesciò Diori, sospese la Costituzione e soppresse il partito. Il governo del Paese fu affidato a un Consiglio militare, presieduto da Kountché che assunse le cariche di capo dello Stato e del governo. Sotto la sua guida il Niger intraprese una via di maggiore dinamismo e autonomia sia sul piano interno sia internazionale, stabilendo tra l'altro rapporti con la Cina Popolare e prendendo per contro una certa distanza da Parigi. Solo nel 1986, con l'approvazione per referendum popolare di una bozza di Carta nazionale, il regime avviò la democratizzazione della vita politica del Paese. Morto Kountché nel novembre 1987, gli succedette alla guida dello Stato il colonnello Alì Saibou che nel 1988 diede inizio a una riforma delle istituzioni, ribadendo però l'intenzione delle forze armate di non voler rinunciare alla gestione totale del potere e costituendo a tale scopo un partito unico, il Movimento nazionale per una società di sviluppo (MNSD). Nel settembre 1989 venne adottata una nuova Costituzione e Saibou fu confermato alla presidenza della Repubblica. Nel 1990 in seguito alla pressione dei sindacati e alla crescente protesta popolare venne annunciata l'introduzione del multipartitismo e l'esercito si mostrò disposto a rinunciare alle sue funzioni politiche e istituzionali. Il necessario periodo di transizione, volto ad assicurare il passaggio alla nuova fase, fu aperto dalla convocazione di un'Assemblea nazionale (novembre 1991) che confermò il vecchio capo dello Stato, generale Saibou, nella sua carica, sia pur ridotta a un ruolo puramente onorifico, mentre André Salifou assunse la presidenza di un Alto consiglio della Repubblica con compiti legislativi. Amadou Cheiffou venne chiamato alla guida del governo.

Storia: un quadro politico instabile

Ridisegnata in tal modo la mappa del potere, tra le questioni più urgenti che si presentarono alle nuove istituzioni vi fu quella della ribellione dei tuaregh nei confronti dei quali il capo dell'esecutivo alternò appelli alla pacificazione e rapide offensive militari, senza però giungere a una reale soluzione del problema. Meno insicuro, invece, sembrava presentarsi il processo di democratizzazione politica, con l'approvazione tramite referendum di una Costituzione (dicembre 1992) che consentì le prime elezioni presidenziali e legislative libere. La consultazione per la formazione del Parlamento (febbraio 1993) fu appannaggio dei partiti d'opposizione che, raggruppati nell'Alleanza delle Forze del Cambiamento (AFC), riuscirono a conquistare 50 degli 83 seggi disponibili relegando all'opposizione il vecchio partito unico. Analogo il risultato delle presidenziali svoltesi il mese successivo con la vittoria di Mahamane Ousmane sul candidato del MNSD. Il concretizzarsi del processo democratico sembrò anche favorire un allentamento della pressione dei tuaregh con i quali si stabilì (marzo 1993) un nuovo accordo. Ma, ripercorrendo le tappe di una storia purtroppo comune a molti Paesi incamminatisi sulla strada della democrazia dopo anni di autoritarismo, anche il Niger fu vittima dell'incapacità del nuovo ceto dirigente a consolidare gli istituti rappresentativi che vennero scambiati come strumento di potere e affermazione personale. Conclusasi la fase elettorale, infatti, le varie forze che avevano composto l'alleanza ripresero la loro libertà di manovra provocando un insanabile dissidio tra il premier Mahamadou Issoufou, leader del Partito Nigerino per la Democrazia e il Socialismo (PNDS) e il presidente Ousmane, capo della Convenzione democratica e sociale (CDS). Quando il primo si dimise nel settembre del 1994 il presidente nominò in sua vece Souley Abdoulaye del CDS e, di fronte alla sfiducia del Parlamento, lo sciolse convocando nuove elezioni. Il risultato dello scrutinio (gennaio 1995), in cui tute le forze si coalizzarono contro il partito del presidente Ousmane, lo videro sconfitto ed egli fu costretto a nominare primo ministro il leader del MNSD, Hama Amadou. Amadou inizialmente sembrò riuscire a raggiungere un accordo definitivo con i ribelli tuaregh (1995), ma dopo pochi mesi la guerriglia riprese con maggior forza mentre si acuivano i dissidi tra il presidente e il primo ministro. L'instabilità del quadro politico in una situazione di ripresa generalizzata della ribellione del Nord indussero settori dell'esercito a un colpo di forza cruento che si concluse con l'istituzione di un comitato di salvezza nazionale (gennaio 1996) capeggiato dal colonnello Ibrahim Barré Mainassara. Azzerate le precedenti istituzioni, il comitato redisse una nuova Costituzione di tipo presidenzialista che venne approvata con un referendum (maggio 1996). Le elezioni dirette del presidente, svoltesi poco dopo (agosto), furono vinte dal colonnello golpista, così pure le legislative, celebratesi con vari rinvii nel novembre dello stesso anno, assicurarono al suo partito, l'Unione degli Indipendenti per il Rinnovamento Democratico, una stragrande maggioranza. Su ambedue le consultazioni, però, a conferma del quadro involutivo impresso dai militari alla vita politica del Niger, gravarono i sospetti di pesanti manipolazioni. Nell'aprile 1999, alcuni mesi dopo l'insorgere delle proteste dell'opposizione per la decisione della Corte suprema di annullare i risultati delle elezioni amministrative, Mainassara venne assassinato dalla sua scorta e i militari attuarono un colpo di stato: Francia e Stati Uniti sospesero gli aiuti al Paese legandoli al ripristino di elezioni democratiche. Queste si svolsero nel novembre del 1999 e portarono alla presidenza M. Tandja del MNSD. Nell'agosto del 2002 venne sventato un tentativo di colpo di stato messo in atto da alcuni reparti militari nella regione di Diffa. Nel marzo 2004 l'esercito dovette intervenire nelle regioni settentrionali, dove continua la guerriglia dei tuaregh. Alle elezioni presidenziali del dicembre 2004 Tandja venne riconfermato presidente. Nel marzo del 2007, dopo che il Parlamento dichiarò la sfiducia all'esecutivo, il presidente Tandja, invece di indire elezioni anticipate nominò nuovo premier Seyni Oumarou. Nel giugno 2009 il presidente scioglieva il parlamento e la corte costituzionale; le due istituzioni si erano opposte alla modifica della costituzione voluta dallo stesso Tandja per ottenere un terzo mandato. La nuova costituzione che prolunga il mandato presidenziale di tre anni e rafforza i poteri dello stesso Tandja veniva emanata due mesi dopo. In ottobre si svolgevano le elezioni legislative a cui hanno partecipato solo i partiti filogovernativi legati al presidente Tandja. Nel febbraio 2010 un colpo di stato metteva fine al regime di Tandja: il presidente veniva destituito e arrestato da una giunta militare guidata da Salou Djibo, che diventato presidente ad interim, prometteva un ritorno alla democrazia e nuove elezioni politiche. Nello stesso anno Niger, Mauritania, Mali e Algeria avviavano una struttura di coordinamento per combattere la criminalità organizzata e il terrorismo. Nel marzo del 2011 Mahamadou Issoufou vinceva le elezioni presidenziali, sconfiggendo l'ex premier Seyni Oumarou, vicino all'ex presidente Tandja.

Cultura: generalità

Le popolazioni del Niger, fortemente differenziate, conservano usi e costumi diversi, che la divisione principale tra nomadi (allevatori) e sedentari (agricoltori) accentua. Nonostante la popolazione professi nella quasi totalità la religione islamica, il governo è laico e solo in un'area molto ristretta si trova l'integralismo. Diffusa la poligamia, mentre i tuaregh conservano costumi preislamici come la monogamia. Come tutti gli altri allevatori del Niger i tuaregh vagano continuamente alla ricerca di pascoli, di acqua e di sale. Dal canto loro gli haussa testimoniano la loro adesione all'islamismo già dalla disposizione delle loro capanne a tetto conico con l'apertura volta alla Mecca. Tra le feste islamiche, la più seguita è quella del Tabaski o festa del montone, ad Agadez, in memoria del sacrificio di Abramo. Molto seguite anche le celebrazioni del Ramadan e del Mulud, anniversario della nascita del Profeta. Più vivace la vita dei bororo, amanti delle danze e delle feste. La loro festa più importante è La cure salée (cura salata), una festa annuale celebrata a settembre, in occasione della quale i pastori si radunano nella zona di In-Gall, particolarmente verde in quel periodo, affinché il bestiame si nutra con questa erba molto ricca di sale. I bororo sono un popolo vanitoso, e il raduno diventa l'occasione per fare una sorta di concorso di bellezza, nel quale però a sfilare sono gli uomini: in questa circostanza si truccano e si agghindano in maniera elaborata, sfoggiando i denti bianchissimi e ornamenti luccicanti; bevendo bevande stimolanti si lanciano quindi in danze che durano ore. Saranno le donne, poi, a scegliere il futuro sposo. Un'altra prova alla quale si sottopongono i giovani è il Soro: è una gara di resistenza nella quale si deve resistere con il sorriso sulle labbra, a forti bastonate che vengono loro inferte. Nel deserto l'oasi di Iferouâne ospita dal 2000, nel mese di dicembre, il Festival de l'Aïr, in cui si celebra la cultura tuaregh. Il cibo in Niger non ha caratteristiche particolari: il piatto più comune è il riso con salse, mentre i tuaregh consumano yogurt, datteri, riso e carne di montone.

Cultura: letteratura

L'elevato tasso di analfabetismo influenza considerevolmente la vita letteraria del Paese. La letteratura orale è vasta e ancora viva: comprende leggende, miti, racconti e soprattutto epopee, fedelmente trasmessi dai menestrelli (griots) alcuni dei quali hanno raggiunto la celebrità e un alto livello artistico. I loro canti vengono registrati, tradotti e pubblicati. La poesia e il teatro in lingua nazionale restano attivi, e molti scrittori francofoni si sono riconvertiti a questa. Si può citare, a titolo di esempio, un'opera bilingue (songhay/francese) di Fatimta Mounkaila, Le mythe et l’histoire dans la geste de Zabarkâne (1989) che comprende quattro testi diversi, e la raccolta di poemi tuaregh riuniti da Moussa Albaka e Dominique Casajus in Chants et poésies touareg de l’Ayr (1991). Il teatro, scarso in lingua francese, prende ispirazione dalla letteratura orale. Tra i successori di André Salifou, che rimane comunque il maggior autore teatrale, si distinguono i drammaturghi Yazi Dogo, Joseph Keita, Mounoumi e Djibo Mayaki (quest'ultimo autore anche di racconti e novelle). Il teatro tradizionale comprende vari generi: storico (Wassan Kara), comico (Dankamanci), satirico (Gambara). Esiste anche un teatro moderno in lingue africane che presenta talvolta spunti di satira sociale e si apparenta alla Commedia dell'Arte. Le popolazioni fulbe avevano una letteratura scritta, in caratteri arabi e fortemente islamizzata, comprendente epopee, opere agiografiche, cronache delle gesta di antichi capi, risalenti al Medioevo; e una poesia rimata e ritmata, con strutture lessicali e grammaticali arcaiche o rare, i cui manoscritti comprendevano opere originali e altre di origine araba ma raccontate in fulbe. Esiste anche una letteratura tradizionale orale, che vede in prima fila l'epopea. L'impatto con la lingua e la civiltà francese non ha culturalmente sradicato le antiche tradizioni. La personalità di maggior rilievo appare quella dello scrittore, poeta, storico e filosofo Boubou Hama (1906-1982), eminente uomo politico, che ha intrapreso il recupero dei manoscritti in lingua araba di autori africani. Autore di opere storiche, etnologiche e sociologiche sulle popolazioni del Niger, Boubou Hama ha acquistato grande notorietà per il romanzo autobiografico Kotia-Nima (Premio Letterario d'Africa Nera 1970), nonché per le sue opere di narrativa e teatrali. Fra i narratori, si distinguono Damouré Zika e Ibrahim Issa, il cui bizzarro romanzo storico Grandes eaux noires (1959) unisce a una viva fantasia quadri realistici della vita africana del passato. In campo teatrale, si segnala la creazione di varie compagnie locali, che rappresentano un repertorio nazionale. È autore noto Dandoli Mahamane, la cui commedia Aventure d'une chèvre (1955; Avventura di una capra) è un classico del teatro africano, mentre la sua Légende de Kabrin Kabra (1957) ha avuto un grande successo a Parigi, al Teatro delle Nazioni, nel 1961. Il più rappresentativo autore drammatico è però André Salifou, con la commedia storica Tanimoune, grande successo al festival di Algeri del 1969. Dopo il colpo di stato del 1974, la letteratura acquista un più ampio sviluppo. Domina l'attualità e la narrativa prende il sopravvento sulla poesia che, spontanea ma piuttosto ingenua, presenta autori di non alto livello. Nella prosa, un posto particolare meritano Abdoulaye Mamani (1932-1993) e un gruppo di giovani romanzieri cui appartengono Abdouramane Soli (Le chemin du pélerin, 1988) e Mahamadou Halilou Sabbo (Gomma! Adorable Gomma, 1990) così come i novellisti Akrika Sangare (Une histoire inachevée, 1985), Djibo Alfari (Le Tarzan de ville, 1985) e Bana Abdoulaye (Yelìva, 1985). In campo narrativo emergono Idé Oumarou (1937-2002) con Le représentant (1984), A. Ousmane con Quinze ans, ça suffit! (1977) e Le nouveau juge (1981), Idé Adamou per La camisole de Paille (1987), e inoltre M. H. Sabbo, Boureīma Ada, autori di romanzi realistici che denunciano, ora con violenza, ora con amara ironia o disperato pessimismo, il degrado morale e politico della società. Nella poesia, accanto al tuaregh Hawad, ormai figura dominante e conosciuto anche all'estero (Froissevent, 1991; Sept frères et une lune, 1995; Buveurs de braises, 1995), si possono trovare alcuni giovani, tra i quali il più interessante sembra essere Abdoulaye Houdou. Molto sviluppata la narrativa, quadro della realtà quotidiana. Il teatro presenta drammi storici e commedie di costume, che analizzano il conflitto tra vita moderna e tradizione, il dramma degli emigranti o le tare socio-politiche del Paese. La saggistica è soprattutto storico-etnologica, ma anche sociologica.

Cultura: arte

La produzione artistica dei principali gruppi etnici del Niger, haussa, germa, songhai, fulbe e tuaregh, non ha raggiunto posizioni di particolare rilievo nel continente nero. Gli haussa hanno sviluppato un importante artigianato (cuoio, tessitura, gioielleria), base di un commercio a largo raggio esteso a tutta l'area occidentale. I germa e i songhai, raggiunti dall'Islam con le sue dottrine iconoclaste, e i fulbe, pastori-cavalieri nomadi, non hanno sviluppato una loro produzione artigianale, mentre i tuaregh, benché pastori nomadi di cammelli, si distinguono nelle industrie del legno e della pelle (in quest'ultima eccellono le donne) e usano monili di squisita fattura, prevalentemente d'argento; molto particolari sono le croci stilizzate, che si ritiene tengano lontano il malocchio.

Cultura: cinema

In francese o nelle lingue locali, una produzione autoctona nacque negli anni Sessanta grazie a due registi entrambi autodidatti. Moustapha Alassane (n. 1942) ha alternato documentari a disegni animati, cortometraggi a film di medio e lungometraggio come Il ritorno di un avventuriero (1966), F.V.V.A. (1972), che significa Femmes Villa Voiture Argent, cioè la riuscita sociale, Toula (1973), sul problema della siccità, Kokoa (1985), esilarante cartone animato su un incontro di lotta tra camaleonti e leopardi, a cui è seguito Kokoa 2. La sua opera, che quasi reinventa il linguaggio del cinema, dimostra doti di fantasia poetica e notevoli capacità satiriche, assai efficaci nel colpire le mode straniere. Anche Oumarou Ganda (1936-1981), che fu il protagonista di Moi, un Noir (1959), del regista ed etnologo francese J. Rouch, eccelleva in umorismo e vigore polemico, come appare nei tre film che ha lasciato: Cabascabo (1969), ritratto autobiografico di un ex-“duro” d'Indocina; Le wazzou polygame (1970), aspra denuncia di una setta di religiosi affaristi, Saïtane (1973), che con serena audacia deride il fenomeno “satanico” del marabuttismo. Negli anni Ottanta sono emerse le personalità di Mahamane Bakabé, autore di lungometraggi di argomento storico, come Si les cavaliers (1982), e Mustapha Diop, regista di Le médecin de Satiré (1983), sull'incontro-scontro tra un medico e uno stregone, e Mamy Wata (1990). Dopo il 2000 la regista Rahmatou Kéïta debutta con un buon successo di critica sulla scena europea con Al’leessi...An African Actress (2004), documentario che narra la storia di Zalika Souley, la prima attrice professionista africana che lavorò dagli anni Sessanta fino alla metà degli anni Ottanta.

Bibliografia

Per la geografia

E. Séré de Rivières, Le Niger, Parigi, 1952; R. Furon, Le Sahara, Parigi, 1957; R. Capot-Rey, Le Sahara français, Parigi, 1960; P. Donant, F. Lancrenon, Le Niger, Parigi, 1976; J.-C. Kotchkoff, Le Niger aujourd'hui, Parigi, 1982.

Per la storia

B. Bonardi, La République du Niger. Naissance d'un Ètat, Parigi, 1960; A. Clair, Le Niger, Parigi, 1965; E. Séré de Rivières, Histoire du Niger, Parigi, 1965; A. Clair, Le Niger Indépendant, 1966; M. Chailley, Histoire de l'Afrique occidentale française, Parigi, 1968; U. Hinkmann, Niger, Monaco, 1968; N. Nzewunwa, The Niger Delta: Aspects of Its Prehistoric Economy and Culture, Oxford, 1980; F. Fugelstad, A History of Niger, 1850-1960, Oxford, 1984; Autori Vari, Niger. Viaggio nella preistoria, Milano, 1987.

Per la letteratura

G. Ferrand, Anthologie de la poésie nigérienne, Arquian, 1971; Boubou Hama, Contes et légendes du Niger, Parigi, 1972.

Per l'arte

E. Leuzinger, Africa Nera, Milano, 1960; G. Balandier, J. Maquet, Dictionnaire des civilisations africaines, Parigi, 1968; E. Cerulli, Appunti di etnologia dell'Africa, Milano, 1969.

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