Okamoto, Tarō

pittore giapponese (Tōkyō 1911-1996). Dopo i primi studi in Giappone, viaggiò molto in Europa per fermarsi a Parigi nel 1929. Venne attratto soprattutto dalle opere di Picasso (1932), come dimostrano i dipinti che presentò alle mostre del tempo (Spazio, Copie, Punto di partenza). Nel 1938 espose alla Mostra Internazionale d'Arte Surrealista che si teneva a Parigi; nel frattempo veniva in contatto con André Breton e Max Ernst. Tornato in Giappone nel 1940, vi espose le sue opere eseguite secondo lo stile europeo, ma fu soltanto dopo la guerra che divenne un pittore di risonanza internazionale, tanto da esporre anche alla Biennale di San Paolo in Brasile (1953) e a quella di Venezia (1954). Ricevette anche un premio internazionale per le sue pitture di soggetti architettonici, realizzate in collaborazione con il famoso architetto Kenzō Tange. Negli anni Cinquanta venne anche attratto dalla tradizione più antica del Giappone e dall'arte buddhista. La sua produzione spaziò dalla pittura a olio alla litografia, alla scultura, alla ceramica, alle opere monumentali. Tra i suoi dipinti si ricordano: Cielo azzurro (1954), Battaglie (1962), Il mito di domani (1964). Scrisse anche vari libri di estetica tra cui Aesthetics and the Sacred (1975; L'Estetica e il Sacro).

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