Parker, Charlie

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sassofonista e compositore jazz statunitense detto anche "Bird" (Kansas City, Missouri, 1920-New York 1955). Di famiglia umile, rivelò da bambino una vivissima intelligenza, ma non doti musicali. Imparò a suonare il sax al liceo, per tre anni rimase un incerto dilettante; già allora contrasse il vizio della droga. Dopo un periodo di intenso studio del sax divenne (1937) un ferrato professionista e si mise alla ricerca di idee improvvisative nuove lavorando con orchestre di stile convenzionale (Jay Mc Shann). Nel corso di una vita ormai vagabonda e caotica, mise a punto (1940-43) un linguaggio nuovo, fresco, di sbalorditiva ricchezza e complessità: tale stile, poi chiamato bebop, avrebbe rivoluzionato il jazz. Trattato dai colleghi con una sorta di dubbioso rispetto, Parker poté realizzare appieno le sue idee solo nel 1945, dopo aver incontrato il trombettista Dizzy Gillespie e altri giovani di idee affini. Nel 1945 i dischi e i concerti di Parker e Gillespie fecero conoscere il bebop, sollevando polemiche violente tra colleghi, pubblico e critica. Già segnato dalla droga e da una profonda solitudine, Parker ebbe una crisi di follia durante l'incisione di Lover Man (1946). Ricoverato in un ospedale psichiatrico, si riprese; nel 1947-48 diresse un quintetto comprendente Miles Davis, e attraversò la sua stagione più serena e feconda (Out of Nowhere, Parker's Mood). Ma il pubblico non accettò il nuovo jazz, se non in forme edulcorate: ben presto Parker, con la sua musica inquieta e introspettiva, divenne un personaggio ingombrante. D'altronde egli non seppe né volle adattarsi ai tempi e, a parte due tournées europee e qualche concerto isolato, si limitò a una disincantata routine. Il suo declino fisico fu repentino. Parker è un gigante del jazz, il più grande improvvisatore insieme a L. Armstrong; di questa musica egli ha deviato il corso. La sua mente musicale si alimentava solo con l'ascolto; non ebbe mai modo di studiare composizione, come avrebbe voluto. Non poté dunque esprimersi con ampi mezzi orchestrali e formali: tutto il suo fantasmagorico caleidoscopio di idee dovette passare nel tubo di un sax. Nondimeno, il suo vocabolario di improvvisatore contiene ed esprime tutto l'universo delle passioni e dei moti dell'animo umano, sondati con sottigliezza e profondità straordinarie.

M. Harrison, Charlie Parker, Milano, 1961; R. G. Reisner, Bird: the Legend of Charlie Parker, New York, 1961; R. Russell, Bird Lives!, Londra, 1973; R. Russell, Bird Charlie Parker, Milano, 1988.

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