Perón, Juan Domingo

uomo politico argentino (Lobos, Buenos Aires, 1895-Buenos Aires 1974). Percorse la carriera militare e da colonnello fu tra i capi del movimento che il 4 giugno 1943 portò alla caduta del presidente R. S. Castillo. Il movimento di cui faceva parte, detto GOU. (Grupo de oficiales unidos), rappresentava la corrente borghese e progressista dell'esercito, ma si ispirava anche ai moduli del fascismo europeo che Perón aveva avuto modo di conoscere in Italia durante una missione diplomatica. Sotto il governo di E. J. Farrell fu ministro della Guerra e poi del Lavoro. In quella carica Perón seppe accattivarsi con varie misure sociali il favore del proletariato argentino (descamisados), fino allora dimenticato da tutti i governi. Quando la sua popolarità fu al culmine, l'establishment militare cercò di allontanarlo dal governo. Fu arrestato (9 ottobre 1945) e confinato, ma il popolo scese in piazza (17 ottobre) e lo riportò di forza nel palazzo presidenziale. Poco dopo Perón, che era vedovo, sposava in seconde nozze Eva Duarte, una donna che con la sua ardente predicazione populista lo aveva aiutato ad accattivarsi il favore delle masse. Eva e Perón formarono una coppia mitica non solo nel panorama politico argentino, ma in quello latino-americano. Nel 1946 Perón venne eletto regolarmente presidente della Repubblica. Da allora si diede a una frenetica ricostruzione del suo Paese in senso “giustizialista” (peronismo). Formò un proprio partito di tendenza laburista; riorganizzò i sindacati e spinse al massimo l'industrializzazione (piano quinquennale 1947-51). Nazionalizzò tutti i più importanti servizi pubblici e in ambito latino-americano cercò di creare alleanze in senso antistatunitense. La sua lotta “antimperialista” precorse i tempi e gli valse molte inimicizie. In campo economico dovette affrontare dure difficoltà. L'industrializzazione forzata aveva depauperato il tesoro nazionale e distolto il Paese dalla tradizionale ricchezza agricola. Ciò era d'altra parte fatale essendo l'agricoltura nelle mani della vecchia oligarchia terriera, naturale nemica del progressismo nazionalista di Perón. Perón fu rieletto nel 1951 e l'anno dopo Eva morì di leucemia. Stretto dalla recessione economica, iniziò una politica più dura contro gli oppositori: fu instaurata la censura alla stampa e le carceri si riempirono di detenuti politici, specie quando l'opposizione si alleò alla Chiesa cattolica. Perón rispose instaurando una politica anticlericale, introducendo il divorzio, abolendo l'insegnamento religioso e proponendo la revisione del Concordato. Ma i suoi giorni erano contati e venne deposto da un colpo di stato militare (16 giugno-16 settembre 1955). Fu costretto all'esilio e fissò la sua dimora a Madrid, da dove si tenne in costante contatto con il movimento peronista in Argentina. Nel frattempo si sposò, per la terza volta, con Maria Estela Martínez, detta Isabelita. Pur tra gravi errori l'opera di Perón aveva significato un momento di rinnovamento per il suo Paese. Dopo lunghi anni di tentativi infruttuosi, i militari dovettero ammettere che il mondo del lavoro rimaneva fedele al mito peronista. Con il trionfo del Frente Justicialista de Liberación nelle elezioni del marzo 1973 Perón veniva riammesso in patria ed eletto presidente nel settembre 1973. Alla sua morte, un anno più tardi, gli succedeva la moglie Isabelita.

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