Piovène, Guido

scrittore e giornalista italiano (Vicenza 1907-Londra 1974). Di famiglia aristocratica, si dedicò al giornalismo sotto la guida di Borgese, poi di Ojetti: corrispondente, dal 1935 al 1952, del Corriere della Sera, fu poi collaboratore e inviato de La Stampa e infine de Il Giornale nuovo. Dopo i racconti de La vedova allegra (1931), Piovene si affermò con le Lettere di una novizia (1941), torbida vicenda di una novizia che fugge dal convento e, per non rientrarvi, si spinge fino al delitto. Dopo La gazzetta nera (1943), una serie di racconti imperniati sull'istinto omicida che si cela nel fondo della coscienza, e dopo Pietà contro pietà (1946), che risente della drammatica esperienza della guerra, il male assume, con I falsi redentori (1949), una dimensione cupa e ossessiva e perde ogni provvidenzialità. Dopo la raccolta di saggi La coda di paglia (1962), autoapologia della doppiezza assunta dallo scrittore nei confronti del fascismo, e il romanzo Le furie (1963), la complessa tematica dell'autore sfocia nel nichilismo mistico del romanzo Le stelle fredde (1970), il cui protagonista percepisce arcani messaggi dall'aldilà e si confina in una gelida solitudine, convivendo con i morti e contemplando i fantasmi della memoria. L'esperienza giornalistica di Piovene è condensata in alcuni importanti libri-reportage: De America (1953), Madame la France (1967), L'Europa semilibera (1973). Tra le opere postume si ricordano: i saggi Idoli e ragione (1975), il romanzo Verità e menzogna (1975), con il quale, attraverso la vicenda di un padre che confessa al figlio i suoi propositi di suicidio, Piovene suggerisce che per vivere occorre accettare la menzogna, mentre, quando appare la verità, non rimane che aspettare la morte; Inverno di un uomo felice (1977), racconti scritti tra il 1938 e il 1959; il Romanzo americano (1979) e il volume di scritti vari Spettacolo di mezzanotte (1984).

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